2. Scoprire insieme
come funziona la lingua
Leonardo Gandi
Alla domanda «si può fare grammatica con i
bambini?» immagino che molti insegnanti risponderanno «sì», se non altro perché la
fanno.
Ma, ci si potrebbe anche chiedere, si può
farla senza che per forza linsegnante debba prima "spiegarla", senza per
forza ricorrere poi a eserciziari che "dimostrino" che lhanno
"capita", senza per forza fare leva sulle sole capacità mnemoniche dei bambini?
Si può farla sfruttando piuttosto la loro
naturale curiosità per la lingua, prendendola sul serio e tenendola viva?
In altri termini, si può fare grammatica
insegnando ai bambini un modo per sviluppare la capacità di leggere il sistema della
lingua, di scoprirne le regole?
E, soprattutto, come insegnare a leggere il
sistema della lingua in una classe dove alcuni bambini, i bambini stranieri, stanno ancora
e assai più dei coetanei nati qui ingegnandosi a usarlo, quel sistema?
Lattività proposta prova a rispondere
a queste domande.
Lapproccio alla grammatica e il
contenuto linguistico (le parole derivate) sono ripresi da un testo del 1997 di
M.G. Lo Duca che si chiama Esperimenti grammaticali (La Nuova Italia). I punti
salienti di questo approccio sono:
(a) raccogliere e presentare del materiale
significativo sul quale far lavorare;
(b) focalizzare lattenzione degli alunni su uno o più fenomeni interessanti;
(c) trovare dei modi per invogliarli a riflettere, a mettersi a ricercare;
(d) un modo per ottenere (b) e (c) è avviare la ricerca ponendo un problema, una
domanda.
(Nel caso dellattività proposta una
delle domande è: «che differenza cè fra nonno e nonnino, cavallo e cavallino
?». Naturalmente, poiché si chiede di focalizzare lattenzione
su un fatto morfologico, potrà essere necessario precisare la domanda; è noto che i più
piccoli sono attratti più dai referenti che dalla forma delle parole).
La modalità di esecuzione riprende invece
una tecnica per il lavoro di gruppo detta "incastro". Uno dei vantaggi che essa
offre, e che qui vorrei sottolineare, è la possibilità di far lavorare la classe su
percorsi differenziati, tenendo conto per es. dei diversi livelli di competenza
linguistica degli alunni.
Questa tecnica funziona così:
(1) linsegnante individua il fenomeno
o i fenomeni su cui avviare la ricerca;
(2) prepara una serie di fogli di lavoro (nel nostro caso 4), ciascuno contenente
un diverso percorso di avvicinamento al fenomeno in questione (cioè domande diverse);
(3) predispone inoltre un altro foglio di lavoro contenente un percorso (una serie
di domande) che ricompone tutti i 4 precedenti;
(4) in classe, si formano dei gruppi di base (nel nostro caso sono,
idealmente, 4 gruppi di 4 alunni);
(5) ogni alunno del gruppo di base riceve un foglio di lavoro differente da quelli
degli altri alunni, e contrassegnato dalle lettere A, B, C, D (se gli alunni sono in
numero dispari, qualche gruppo potrà accogliere per es. 2 alunni col foglio di lavoro A,
2 col B ecc.);
(6) i gruppi base si sciolgono provvisoriamente, e se ne formano altri 4, detti gruppi
di esperti: un gruppo formato da tutti gli alunni coi fogli di lavoro A, un altro
gruppo con tutti gli alunni coi fogli di lavoro B e così via;
(7) comincia il lavoro, che viene svolto individualmente;
(8) al termine, tutti gli alunni (coi fogli di lavoro) A, tutti i B ecc,
confrontano i rtisultati della propria ricerca;
(9) si ricostituiscono i gruppi di base;
(10) si consegna ai gruppi di base il foglio di lavoro comune che ripropone tutti
insieme i problemi affrontati dai vari gruppi di esperti;
(11) ciascun alunno del gruppo, ormai diventato "esperto" della sua parte
di lavoro, darà quindi il suo contributo individuale a rimettere insieme i
"pezzi" su cui il foglio di lavoro comune invita a pronunciarsi;
(12) infine, un portavoce di ciascun gruppo di base potrà fare visita agli altri
gruppi per confrontare i risultati;
(13) durante tutto il lavoro linsegnante sarà a disposizione per dare
chiarimenti e rispondere a domande;
(14) al termine del lavoro, linsegnante propone e anima una discussione
collettiva dei risultati ottenuti dai vari gruppi (che potrà essere istruttiva anche per
individuare nuovi campi di ricerca da suggerire in un'occasione successiva).
(Per "oliare" il funzionamento dei
gruppi, evitando alcuni dei classici inconvenienti, disordine, dispersione ecc., si può
assegnare a ogni alunno un ruolo di responsabilità nello svolgimento nel lavoro. Un
alunno, per es., stabilirà e farà rispettare i turni di parola, un altro terrà e farà
rispettare i tempi assegnati, un altro ancora proverà a spiegare le parole difficili ai
compagni non italofoni ecc.
Una descrizione di questa versione arricchita dell "incastro" si
trova negli Atti del Convegno ILSA del 1999. Chi è interessato può richiedere il volume).
Lattività proposta, sulle parole
derivate, può essere presa ad esempio per creare altre ricerche su altri contenuti
grammaticali, tenendo conto dei bisogni della classe e delletà degli alunni.
La tecnica dell "incastro"
può essere sostituita da altre modalità di conduzione della ricerca (per es. proponendo
via via a tutta la classe le varie domande sui dati presentati e procedendo con una
discussione corale sui vari punti. Il libro di Lo Duca contiene molte indicazioni su come
portare avanti questo tipo di discussione).
Il lavoro differenziato per gruppi mi sembra
però un buon modo per coinvolgere nella "lezione di grammatica" anche gli
alunni con una limitata competenza linguistica. Proporre loro compiti analitici più
elementari e che richiedano luso di un parlato molto semplice può offrire loro la
possibilità di partecipare alla ricerca collettiva, avvalersi della collaborazione dei
pari e portare il proprio contributo.
Email leonardogandi@libero.it |