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Sbagliando
si impara, ovvero come correggere gli errori: dalla teoria alla prassi
ANNA CATTANA, MARiA TERESA NESCI, Analisi e correzione degli errori, Paravia,
Torino 2000, pp. 228, 15,49
Qual è la causa, o le cause, degli
errori prodotti da chi studia una lingua? E perché, nonostante linsegnante li abbia
già corretti e spiegati più volte, singolarmente e collettivamente, certi errori
continuano costantemente a ricorrere nelle produzioni degli studenti? Che cosa può allora
fare il docente per aiutare i suoi allievi a riconoscere e eliminare i propri errori?
Ogni insegnante si è posto queste
domande innumerevoli volte, spesso con un vago senso di frustrazione o di scoramento:
nonostante tutto limpegno profuso nelle spiegazioni e nelle esercitazioni e benché
la classe abbia risposto affermativamente alla domanda "avete capito?", alla
prova dei fatti, inspiegabilmente sono emersi gli stessi, inevitabili errori.
Il libro di Anna Cattana e Maria Teresa
Nesci, Analisi e correzione degli errori, vuole dare delle risposte operative
proprio agli interrogativi di apertura e nel fare questo aiuta quasi obbliga - il
lettore (presumibilmente docente di Italiano Lingua Straniera/Seconda) a riconsiderare il
suo modo di individuare, valutare e correggere gli errori prodotti dai suoi allievi.
Proponendo una serie di attività da completare nel corso della lettura, spesso attingendo
dalla propria esperienza sul campo, si è infatti guidati in una dimensione che dovrebbe
essere propria degli alunni stessi: non passivi ricettori di norme e nozioni astratte, ma
protagonisti partecipi e via via più consapevoli del proprio apprendimento.
Limpianto del libro ricalca quindi le modalità di organizzazione dei laboratori di
formazione perché mira a rendere il lettore attivo con lo scopo preciso di farlo
riflettere e di fargli sperimentare in prima persona una metodologia di lavoro che potrà
apprezzare a pieno e di cui potrà appropriarsi più facilmente proprio attraverso
lesperienza diretta per poi trasferirla nella propria pratica didattica. Il testo,
oltre che da un Glossario e da 4 Appendici, è infatti corredato da una sezione per
lautocorrezione e la verifica delle risposte date nelle attività, il che permette a
chi legge di rielaborare in completa autonomia le indicazioni che il volume suggerisce,
sottolineando così la validità di un metodo di studio che stimoli e valorizzi
lautovalutazione. Analisi e correzione degli errori non si limita quindi a
indicare un metodo di lavoro, ma invita linsegnante-lettore a provare sulla
propria pelle, per così dire, quello che andrà poi a proporre ai propri alunni.
Da un punto di vista strettamente teorico, i
concetti analizzati e a cui è dedicata la seconda parte dellopera, ruotano
essenzialmente intorno agli studi sullinterlingua e sulla fossilizzazione, nozioni
certo non nuove a chi si interessa allargomento in questione. Sulla base di queste
vengono poi presentati una serie di criteri per la rilevazione degli errori,
conseguentemente viene discussa la tipologia degli errori per finire con le cause che li
generano.
Ci viene prima di tutto ricordato che anche
i parlanti nativi commettono errori nelle loro produzioni, soprattutto orali, che in
genere risultano meno controllate di quelle scritte proprio per il carattere di permanenza
della lingua scritta. Tuttavia questi sbagli involontari vengono solitamente
accettati perché si dà per scontata la conoscenza del codice linguistico, o perché è
evidente che questi sono il frutto di lapsus, di stanchezza, di condizioni
psicologiche sfavorevoli, ma soprattutto perché la loro presenza non impedisce o ostacola
la comunicazione. Se così fosse, lascoltatore chiederebbe chiarimenti, obbligando
il parlante a riflettere sulla propria produzione e quindi a individuare e riparare le
inesattezze.
Gli errori fanno quindi parte del sistema
anche se come deviazioni alla norma si collocano ai suoi margini; nonostante questo, per
le cause più disparate, con il tempo e attraverso luso da parte dei parlanti
nativi, possono entrare a far parte della lingua ed essere accettati come forme del tutto
corrette. A questo proposito, si pensi a puro titolo esemplificativo allimpiego
dellausiliare avere per formare i tempi composti dei verbi indicanti fenomeni
atmosferici: appena trenta, trentacinque anni fa la forma ha piovuto era ritenuta
completamente scorretta, mentre oggi viene accettata come una variante di è piovuto.
Che cosa differenzia dunque gli errori di un
parlante nativo da quelli di un apprendente straniero? E qual è latteggiamento che
si dovrebbe tenere di fronte ad essi? In genere il parlante nativo che si trovi a
comunicare con un non-nativo in un contesto naturale, non scolastico, usa strategie di
correzione che non risultino frustranti per lo straniero. Queste vanno dalla semplice
ripetizione in forma corretta della frase contenente lerrore, a vere e proprie
riformulazioni di segmenti incompleti o fortemente danneggiati, per la cui comprensione è
necessaria unopera di negoziazione fra i due parlanti.
Perché dunque lo stesso nativo, qualora sia
uninsegnante (e in particolare un insegnante di Italiano a italofoni, stando ai
risultati di una ricerca condotta dalle autrici stesse e di cui vengono riportati i
risultati) si mostra così poco tollerante di fronte agli errori e anzi giustifica la
propria durezza con un vago assunto pedagogico in base al quale questo sarebbe il modo
migliore per estirpare in modo presumibilmente definitivo la terribile devianza? La stessa
tradizione didattica dà per scontato che gli errori si manifestino per lo più nelle
produzioni scritte, soprattutto per i parlanti nativi e in parte per la differenza fra
lingua scritta e parlata a cui si accennava sopra, e che essi riguardino esclusivamente le
attività produttive del parlante. Ma se gli errori sono una prova inconfutabile di una
scarsa e imperfetta conoscenza delle regole del sistema-lingua, questi possono portare a
problemi anche durante attività ricettive, per cui quello che viene detto e fatto
attraverso la lingua può essere male interpretato o non compreso del tutto e questo a
causa di carenze di ordine strettamente linguistico (come elementi lessicali o
morfosintattici), ma spesso anche per ragioni che riguardano la componente culturale
e quindi le competenze sociolinguistica e pragmatica - della competenza
comunicativa. Già da questo punto di vista risulta chiara la differenza sostanziale fra
gli errori del parlante nativo e quelli dello straniero: questultimo non potrà mai
conoscere la cultura come un nativo e quindi più facilmente sarà soggetto ad errori di
questo tipo, ma sarà obiettivo del corso di lingua fare in modo che egli diventi un buon
parlante bilingue e che, come si è già sostenuto sulle pagine di questo bollettino,
riesca a sviluppare una buona competenza interculturale.
Lanalisi degli errori degli studenti
non ci porterà a concludere semplicisticamente che essi sono determinati da una scarsa
conoscenza delle regole della lingua in apprendimento e del resto tale analisi non mira a
prevenire gli errori degli studenti: questo era piuttosto lo scopo dellanalisi
contrastiva teorizzata da R. Lado fra la L1 dellapprendente e lingua di arrivo; gli
errori mettono però in luce il processo cognitivo che il discente sta attraversando nel
suo percorso di acquisizione della lingua e sono quindi di fondamentale importanza proprio
da questo punto di vista, nellambito cioè di uno sviluppo cognitivo che porterà il
soggetto ad affinare le proprie strategie di apprendimento della lingua.
La visione, del resto ormai consolidata
nella moderna Glottodidattica, ma non sempre nella pratica di classe, che scaturisce da
questa disamina teorico-pratica definisce quindi lerrore in modo completamente nuovo
rispetto al passato: non più una deviazione da evitare o da evidenziare e riparare
immediatamente e in modo censorio atteggiamento con cui, purtroppo, molti di noi
hanno dovuto fare i conti nella propria esperienza di studenti ma semplicemente un'ipotesi
che lapprendente compie, spesso inconsapevolmente, nel suo processo di
appropriazione di una nuova lingua, di un nuovo sistema di comunicazione verbale.
Dal momento che il discente si accosta al
nuovo sistema linguistico con il proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze e che
lapprendimento della lingua è legato ad una particolare situazione sia essa
naturale o strutturata allinterno dellistituzione scolastica le domande
basilari che dovrebbe porsi il docente non riguardano tanto la definizione di cosè
un errore, ma piuttosto il come e il quando sia più opportuno correggere
lerrore.
Nella terza parte, di carattere più
pratico, viene quindi messo in luce il ruolo formativo e informativo della
correzione, attraverso la presentazione di una serie di metodi di correzione delle
produzioni scritte che sono piuttosto dei suggerimenti dati allallievo, delle piste
di riflessione che dovrebbero guidarlo a perfezionare e consolidare la sua conoscenza
delle norme linguistiche e comunicative.
Un discorso a parte merita la correzione
degli errori in produzioni orali, che non a caso viene definita nel testo in esame
"lavoro di riparazione nellinterazione orale". Di significato più
ampio rispetto alla correzione tout court, la riparazione indica tutta quella serie
di strategie che il parlante nativo attua coinvolgendolo nelle interazioni orali con il
non nativo e che mirano prima di tutto a mantenere o a ristabilire il flusso della
comunicazione. Nellopera di Cattana e Nesci si ribadisce quindi di utilizzare queste
strategie in classe, durante le attività di produzione orale, in modo da fornire agli
allievi occasioni per confrontarsi con la lingua in apprendimento e per perfezionare le
strategie di negoziazione in L2/LS. Allo stesso tempo si suggerisce anche l'inutilità
di una correzione puntuale nellorale, soprattutto quando questa viene prodotta da
apprendenti dei primi livelli e quando gli errori non impediscono la comprensione del
messaggio. Al contrario, una correzione di questo tipo in questo genere di interazioni
può avere leffetto devastante di mettere in pericolo la dignità dellallievo,
con il risultato di inibirne le produzioni future, il che ha naturalmente una ricaduta
didattica di un certo peso, dal momento che, come è noto, la competenza comunicativa
migliora notevolmente proprio provando e riprovando a usare la lingua.
Infine le attività di rinforzo e di
recupero presentate nella parte conclusiva dellopera, costituiscono unottima
esemplificazione di quanto asserito dalle due autrici nel corso dellopera e
costituiscono unimportante base su cui il docente può impostare e progettare
attività affini, da utilizzare nelle proprie classi.
Analisi e correzione degli errori, pur
non mostrando nessuna velleità innovativa in un settore della Glottodidattica in cui del
resto non esistono, a tuttoggi, risposte definitive, si presenta però come un testo
veramente concepito per gli insegnanti perché nato dalla preparazione e
dallesperienza didattica delle due autrici, il che lo rende utilissimo proprio in
unottica operativa.
Fiorenza Quercioli
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