Mario Gineprini e Agostino Roncallo (entrambi
insegnanti, ricercatori e animatori del Giscel Piemonte) raccolgono sotto questo titolo
una serie di interventi che solo in parte riguardano la scrittura come siamo abituati ad
intenderla seguendo lofferta editoriale sullargomento: non un manuale di
stile, non un eserciziario, non una raccolta di spunti per stimolare la creatività di
studenti e studentesse demotivati.
La scrittura emergente è una riflessione
sul senso dellattività di scrittura allinterno della classe, ma, impegnandosi
nel risalire alle fonti teoriche, ai presupposti filosofico-pedagogici che tanto bene i
due autori sollecitano, è in primo luogo una riflessione profonda, intelligente, sulla
didattica, sullinsegnamento, sui ruoli che gli attori dello scenario
"classe" svolgono o dovrebbero svolgere riconoscendo e restituendo alla
scrittura la sua posizione di elaborazione di pensiero prima ancora che di parole.
La scrittura emergente rappresenta perciò,
secondo le parole di Ugo Cardinale che ne scrive la postfazione, "una chiara opzione
nel campo della didattica", una scelta precisa che rivitalizza i tradizionali termini
di curricolo, modulo, programma attraverso lidea di scenari di
apprendimento che contestualizzano, coinvolgono, lasciano condividere saperi ed
esperienze.
La prima sezione della raccolta è dedicata a quei
presupposti teorici cui accennavo, al modo in cui partendo da e superando le solide basi
del cognitivismo è possibile fare della teoria dei sistemi complessi la cornice di
riferimento del lavoro sulla scrittura.
In che modo? Intanto correggendo gli aspetti
neoplatonici di quelle teorie della scrittura basate sulla fissazione di esempi da
imitare, attraverso la realizzazione delle routine e subroutine previste dal modello
processuale proposto dai due teorici più importanti della svolta cognitivista, Hayes e
Flower. Correggere gli aspetti neoplatonici significa recuperare lidea di
"reciprocità discorsiva", di "equilibrio comunicativo" tra chi scrive
e chi legge includendo nella produzione di pensiero che accompagna latto di
scrittura, la comunità discorsiva come unica garanzia della legittimità delle
interpretazioni.
Questa idea di reciprocità diventa prassi
pedagogica nel momento in cui, grazie allo "scenario", il soggetto conoscente
viene reintegrato nel processo della conoscenza: "gli studenti devono poter
intervenire nei processi attraverso il dialogo e le interazioni con i compagni e con
linsegnante" (p.26). Il che conduce immediatamente alla proposta dei curricola
dinamici, degli scenari appunto di cui si tratta nella seconda sezione del libro.
Ma, prima di discuterne gli aspetti più
interessanti, conviene fermarsi ancora un momento sul concetto di complessità e sulle sue
ripercussioni sul piano dellinsegnamento della scrittura.
È Mario Gineprini a tracciare più nei dettagli la
mappa delle affinità tra la scrittura e i sistemi complessi così come sono stati
descritti negli ultimi decenni nelle discipline più diverse, dalla biologia
alleconomia, alla sociologia. Dei sistemi complessi la scrittura condivide il
carattere non lineare, non programmabile e non prevedibile, fatto di continue
stabilizzazioni e destabilizzazioni che si realizzano nei ricorrenti feedback. La
scrittura è un sistema aperto, dinamico, in continua evoluzione, in cui è possibile
individuare una flessibile struttura reticolare di relazioni interconnesse. Ma il
paradigma della complessità che investe il sistema scrittura non deve sembrare strumento
teorico lontano dalla realtà della prassi didattica: al contrario è forse lunico
in grado di rendere quel continuo e imprevedibile scambio di informazioni e stimoli che si
realizza tra i componenti del gruppo classe determinando la produzione di livelli nuovi di
conoscenza condivisa. È anche vero però che questa concezione della scrittura in ambito
didattico "metterà alla prova le capacità di gestione dellinsegnante e
spingerà inevitabilmente alla ridefinizione del suo ruolo" (p.48) e alla
ridefinizione del curricolo di scrittura nel contesto di scelte didattiche improntate da
una forte flessibilità.
Questo il tema della seconda sezione del libro,
"Scenari di apprendimento e curricolo dinamico".
Roncallo in particolare affronta il tema del curricolo, "spina dorsale di qualunque
attività di insegnamento e apprendimento" (p.67), proponendo una soluzione per
"scenari". Come in una scena teatrale infatti, in questo tipo di unità
dinamiche linterprete-studente incide con la propria personalità sulle modalità
della rappresentazione, si riappropria del processo di apprendimento senza subirne il
ritmo esterno imposto dallinsegnante-regista, esecutore del fatidico programma
ministerialmente calato sulle classi con il nulla osta dei tecnici della pedagogia.
A Roncallo non sfugge il pericolo
dellastrattezza: che cosa significa riappropriarsi di un processo di apprendimento?
Sostanzialmente tre cose: poter negoziare sugli obiettivi, poter influire sulla
programmazione delle attività, autovalutazione. Questa partecipazione alla costruzione di
un percorso conoscitivo implica lassunzione del modello teorico del sistema
complesso "le cui interazioni sono allo stesso tempo la causa e il risultato di ciò
che si verifica" (p.68), ma anche lidea che se vogliamo una reale costruzione
di senso nel processo pedagogico dobbiamo far sì che questo senso nasca con
consapevolezza dalla testa di chi apprende, una testa ben fatta, come direbbe Edgar Morin
più volte citato, e non una testa ben piena.
Roncallo giudica definitivamente inutile un
curricolo che persegua esclusivamente "obiettivi certificabili" subordinando ad
essi le attività che lo compongono e propone una concezione di curricolo come
"strategia" dove sono presenti obiettivi, ma non sono predeterminate le
attività necessarie a conseguirli. Il curricolo deve essere dinamico e rispettare le
diverse intelligenze e velocità di apprendimento degli alunni, deve ispirarsi a una
didattica per progetti, sottolinea Gineprini, "per scardinare luniformità
degli attuali curricoli che continuano a svilupparsi attraverso unottica rigidamente
sequenziale e graduale" (p.91). È qui che entrano in gioco gli scenari come luoghi
di interazione tra i soggetti che contribuiscono attivamente alla costruzione della
conoscenza "attraverso il confronto col contesto sociale e unappropriazione
attiva e personale" (p.94).
Camilla Salvi