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Guida psicologica per linsegnante non direttivo
PAOLO MEAZZINI, Linsegnante di qualità. Alle radici psicologiche dellinsegnamento
di successo, Giunti, Firenze 2000, pp. 294, 19,63
Rileggendo uno dei testi fondamentali di C. Rogers,
Terapia centrata sul cliente, ed in particolare il capitolo
"Linsegnamento centrato sullo studente", si ha limpressione che
qualcosa sia effettivamente cambiato dallinizio degli anni Cinquanta, data cui
risale il libro. Scriveva Rogers: "Gran parte dellistruzione oggi pare
funzionare sulla base di questa assunzione: non ci si può fidare dello
studente [
] lapproccio qui discusso si basa su un assunzione
diametralmente opposta: ci si può fidare dello studente. Si può far
affidamento sul suo desiderio di imparare tutto ciò che preserva e migliora il sé; si
può contare sulle sue capacità di valutare se stesso applicando il criterio della
propria evoluzione; si può prevedere la sua crescita personale qualora gli si fornisca il
clima favorevole a quella crescita" (Rogers 1951).
Oggi nessun insegnante o educatore si identifica,
almeno a livello teorico, con un sistema educativo che "non si fida dello
studente". La pedagogia non direttiva, di cui Rogers è uno dei più noti ispiratori,
fa da sfondo alle diverse e nuove prospettive di ricerca sia per quanto riguarda
linsegnamento nella scuola dellobbligo che quello delle lingue. Nel Framework
e nel Portfolio i documenti più attuali in materia linguistica la
centralità del discente e lautovalutazione sono due concetti cardine attorno cui
ruota la teoria dellapprendimento come percorso che conduca ad una competenza
dazione: legata, quindi, in modo inscindibile alla peculiarità della persona che
impara.
Ma, posto che tutto ciò trovi poi riscontro nella
prassi didattica, quali sono le competenze che si richiedono allinsegnante "non
direttivo"?
La domanda non è nuova ed è altrettanto ovvio che
per ogni ambito educativo occorrono interventi formativi mirati. Ha invece senso porsi di
nuovo la domanda se includiamo nelle competenze le abilità personali, che denotano
linsegnante non come professionista o tecnico ma come persona. Attorno a questa idea
centrale si situa il contributo di P. Meazzini, Linsegnante di qualità. Alle
radici psicologiche dellinsegnamento di successo. Gli interessi
dellautore, docente di Psicologia Clinica alla Sapienza di Roma e direttore di
alcune riviste specializzate tra cui "Psicologia e Scuola", sono
scientificamente orientati allapplicazione delle teorie cognitivistiche più attuali
allambito educativo. Benché lambito del libro sia di tipo psicologico, gli
argomenti e lo svolgersi dei contenuti toccano aspetti cruciali dellinsegnamento ed
hanno il pregio di rivolgersi contemporaneamente a chi ha già conoscenze in materia e a
quelli insegnanti che hanno sviluppato maggiormente competenze di tipo tecnico. Due parole
vanno dette sul tipo di registro usato dallautore: se è vero che inizialmente può
lasciare perplessi il rivolgersi direttamente al lettore (e dandogli del Lei) si notano
una capacità di coinvolgere ed una facilità di lettura che non scadono però nel
prontuario.
Questo taglio non accademico è giustificato anche
dalla quantità di materiali duso pratico per lautovalutazione delle abilità
dellinsegnante: nei box proposti in ogni capitolo si trovano una grande
varietà di test, questionari ed esercizi che possono essere svolti anche insieme ai
colleghi oppure proposti ai propri studenti, se la loro competenza linguistica lo
permette, nel qual caso rappresenterebbero materiali didattici per lo sviluppo delle
abilità sociali. Tenendo fermo lobiettivo finale, la qualità ideale
nellinsegnamento, Meazzini percorre in modo descrittivo le tappe che dovrebbero
condurre alla meta. Propone così una mappa e suddivide gerachicamente le "abilità
educanti" in tre livelli. Al primo livello troviamo: comunicare; affrontare i
problemi e decidere; autocontrollarsi. Al secondo, programmare i contenuti e il tempo in
classe. Al terzo, la conduzione del gruppo-classe; risolvere problemi emotivi e
socio-cognitivi dellallievo; garantire lintegrazione dellallievo in
difficoltà.
Consapevole che una trattazione esaustiva di tutte
le abilità e sottoabilità menzionate non sarebbe possibile in un testo di consultazione,
lautore sviluppa cinque abilità, che ritiene essere la base di un insegnamento di
qualità: comunicazione interpersonale, assertività, risorse della mente, gestione del distress
e gestione della collera.
Un esempio. Un tema trattato attualmente in ambito
educativo è: le barriere della comunicazione. Molto è stato detto a livello teorico,
essendo questo un argomento già affrontato dalle più diverse discipline; basti pensare
al contributo della scuola di Palo Alto con la sua proposta di una pragmatica della
comunicazione (P.Watzlavick, J.H.Beavin, D.D.Jackson, Pragmatica della comunicazione
umana, Astrolabio 1971). Meazzini opta di nuovo per un taglio decisamente pratico,
ricorrendo ad esempi e test e proponendo come modello di comunicazione efficace un
linguaggio il più possibile descrittivo (linguaggio "operazionale"). Ne segue
un confronto accurato con il linguaggio usuale, che è spesso inconsapevolmente valutativo
e non lascia quindi spazio allinterlocutore di costruirsi la propria, individuale,
valutazione delle esperienze. Questo aspetto, tra i tanti citati, si configura come un
rischio che riguarda nello stesso modo lo scambio tra insegnanti e tra insegnanti e
studenti. Meazzini prende in esame le varie tipologie di interferenze e barriere che
intervengono comunemente sia a livello di emittente che nel destinatario, in una
prospettiva allargata che riguarda infine qualsiasi tipo di relazione umana.
Annarita Zacchi
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