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N. 4
novembre-dicembre 2002
numeri precedenti


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Dopo un corso di formazione

Proponiamo questo breve testo raccolto durante un incontro con insegnanti sul tema della formazione.

«Mi è successa una cosa, a un corso di formazione in didattica dell’italiano ad alunni stranieri. In particolare durante un incontro più specifico su come fare lezione in una classe "mista". Il formatore ci ha dato tutte le indicazioni generali e i materiali di base per costruire e svolgere due ore di lezione. (Indicazioni e materiali erano presi dal sito www.2000milia.it/index.htm).

Abbiamo lavorato diligentemente per un'ora buona, in coppie, interpellando ogni tanto il formatore per avere dei chiarimenti. Lui però si rifiutava di darceli, sostenendo che avevamo già tutti i punti di riferimento sufficienti. I dubbi, per il momento, dovevamo risolverceli da sole.

Durante le successive simulazioni è venuto fuori, anche un po’ comicamente, che quasi tutte le indicazioni erano state rispettate e tutti i materiali utilizzati, ma che la lezione veniva fuori piuttosto sgangherata e troppo piena di imprevisti, senza risposte sicure e non confusionarie. Va precisato che il formatore faceva la parte dei vari ragazzi che partecipavano alla lezione, ragazzi magari un po' troppo esigenti …

Al termine delle simulazioni abbiamo dovuto dire se eravamo soddisfatte o no di come erano andate le "lezioni", se ci eravamo accorte che qualcosa non andava, e eventualmente di che cosa non andava. Non che ci fosse bisogno di chiederlo. I vari pasticci si erano già capiti benissimo.

Sulla carta, tutto era chiaro e tutto tornava, più o meno. Ma poi … Non è stato facile capire questo "ma poi". Le attività da proporre non erano particolarmente difficili, le istruzioni sembravano chiare, i materiali erano tutti lì. Le nostre elaborazioni sembravano filare. Solo che non avevamo previsto parecchie cose.

Non avevamo previsto, per esempio, le ottime ragioni di alcuni "ragazzi" per non fare quello che avrebbero dovuto fare, la dimensione di certi cartelloni da appendere ai muri che non andava bene con quella certa disposizione nell'aula degli alunni, per cui risultavano invisibili e allora bisognava fare alzare tutti scatenando un gran caos, l'inutilità o la ridondanza di certi passaggi dati gli obiettivi che ci eravamo proposte, il fatto che stavamo troppo appiccicate a un gruppetto (che ci faceva un sacco di domande) e ignoravamo gli altri (senza capire se fossero solo più taciturni o non combinassero nulla o avessero già finito il loro lavoro), la difficoltà di rispondere o addirittura di capire i segnali, espliciti o mascherati, di incomprensione da parte di certi ragazzi, ecc.

Tutte queste cose qualcuna di noi le ha giudicate sottigliezze o inconvenienti di cui ci si sarebbe accorti prima o poi e a cui si sarebbe trovato rimedio per conto proprio (una volta che ci fossimo trovate a "fare sul serio" per davvero). Tutte siamo state d’accordo che erano inconvenienti rimediabili. Ma ci siamo rese conto, la maggior parte di noi, che non erano proprio sottigliezze. Tant'è vero che quelle lezioni simulate erano secondo me per buona parte lezioni da non rifare. E non so quanto, senza questa avventura in diretta, saprei provare a rifarla senza rifare gli stessi sbagli, senza trascurare ogni volta gli stessi o altri "dettagli".

La conclusione è stata che il "manuale" che all’inizio ci era stato proposto di seguire lasciava in buona parte a desiderare. Nessuna di noi era più sicura di voler seguire un "manuale" simile, la volta prossima, durante una lezione vera. Bisognava cambiare qualcosa. Forse imparare a scrivere una specie di "sceneggiatura" della lezione.

Nei corsi di formazione in genere a queste cose non ci si arriva mai. Ci si ferma molto prima. Cioè, se va bene, al "manuale" di istruzioni. Ora sono convinta che in un corso di formazione si possa imparare, e aspirare a imparare, qualcosa di più».

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© Didattica & Classe Plurilingue 2002