«Mi è successa una cosa, a un
corso di formazione in didattica dellitaliano ad alunni stranieri. In particolare
durante un incontro più specifico su come fare lezione in una classe "mista".
Il formatore ci ha dato tutte le indicazioni generali e i materiali di base per costruire
e svolgere due ore di lezione. (Indicazioni e materiali erano presi dal sito www.2000milia.it/index.htm).
Abbiamo lavorato diligentemente per un'ora buona,
in coppie, interpellando ogni tanto il formatore per avere dei chiarimenti. Lui però si
rifiutava di darceli, sostenendo che avevamo già tutti i punti di riferimento
sufficienti. I dubbi, per il momento, dovevamo risolverceli da sole.
Durante le successive simulazioni è venuto fuori,
anche un po comicamente, che quasi tutte le indicazioni erano state rispettate e
tutti i materiali utilizzati, ma che la lezione veniva fuori piuttosto sgangherata e
troppo piena di imprevisti, senza risposte sicure e non confusionarie. Va precisato che il
formatore faceva la parte dei vari ragazzi che partecipavano alla lezione, ragazzi magari
un po' troppo esigenti
Al termine delle simulazioni abbiamo dovuto dire se
eravamo soddisfatte o no di come erano andate le "lezioni", se ci eravamo
accorte che qualcosa non andava, e eventualmente di che cosa non andava. Non che ci fosse
bisogno di chiederlo. I vari pasticci si erano già capiti benissimo.
Sulla carta, tutto era chiaro e tutto tornava, più
o meno. Ma poi
Non è stato facile capire questo "ma poi". Le attività
da proporre non erano particolarmente difficili, le istruzioni sembravano chiare, i
materiali erano tutti lì. Le nostre elaborazioni sembravano filare. Solo che non avevamo
previsto parecchie cose.
Non avevamo previsto, per esempio, le ottime
ragioni di alcuni "ragazzi" per non fare quello che avrebbero dovuto fare, la
dimensione di certi cartelloni da appendere ai muri che non andava bene con quella certa
disposizione nell'aula degli alunni, per cui risultavano invisibili e allora bisognava
fare alzare tutti scatenando un gran caos, l'inutilità o la ridondanza di certi passaggi
dati gli obiettivi che ci eravamo proposte, il fatto che stavamo troppo appiccicate a un
gruppetto (che ci faceva un sacco di domande) e ignoravamo gli altri (senza capire se
fossero solo più taciturni o non combinassero nulla o avessero già finito il loro
lavoro), la difficoltà di rispondere o addirittura di capire i segnali, espliciti o
mascherati, di incomprensione da parte di certi ragazzi, ecc.
Tutte queste cose qualcuna di noi le ha giudicate
sottigliezze o inconvenienti di cui ci si sarebbe accorti prima o poi e a cui si sarebbe
trovato rimedio per conto proprio (una volta che ci fossimo trovate a "fare sul
serio" per davvero). Tutte siamo state daccordo che erano inconvenienti
rimediabili. Ma ci siamo rese conto, la maggior parte di noi, che non erano proprio
sottigliezze. Tant'è vero che quelle lezioni simulate erano secondo me per buona parte
lezioni da non rifare. E non so quanto, senza questa avventura in diretta, saprei provare
a rifarla senza rifare gli stessi sbagli, senza trascurare ogni volta gli stessi o altri
"dettagli".
La conclusione è stata che il "manuale"
che allinizio ci era stato proposto di seguire lasciava in buona parte a desiderare.
Nessuna di noi era più sicura di voler seguire un "manuale" simile, la volta
prossima, durante una lezione vera. Bisognava cambiare qualcosa. Forse imparare a scrivere
una specie di "sceneggiatura" della lezione.
Nei corsi di formazione in genere a queste cose non
ci si arriva mai. Ci si ferma molto prima. Cioè, se va bene, al "manuale" di
istruzioni. Ora sono convinta che in un corso di formazione si possa imparare, e aspirare
a imparare, qualcosa di più».