EDUCAZIONE ALL’UGUAGLIANZA DI GENERE
NELL’INSEGNAMENTO DELLA LINGUA ITALIANA
Firenze, 24 Settembre 2022 – Scuola di Studi Umanistici e della Formazione, Via Laura, 48 – 50121 Firenze
Il Convegno si svolgerà in modalità mista (in presenza e online)
Nella lingua italiana ogni nome può essere declinato al femminile, pertanto l’uso di forme maschili per indicare persone di sesso femminile sarebbe contrario alle regole del sistema linguistico. La riluttanza verso l’adozione di un linguaggio inclusivo del genere femminile non parrebbe quindi giustificato sul piano grammaticale, quanto piuttosto su quello culturale, mostrando che esiste una certa resistenza ad adeguare la lingua ai cambiamenti di status sociale che hanno interessato le donne negli ultimi decenni.
Le donne hanno iniziato infatti a ricoprire sempre più frequentemente ruoli di prestigio e ciò ha determinato che la società e la ricerca in ambito linguistico si interrogassero sulle disuguaglianze legate alla lingua, come per esempio la declinazione al maschile di titoli professionali e ruoli istituzionali, e sulla richiesta pressante di adeguare la lingua ai nuovi ruoli svolti dalle donne. A proposito di tale necessità, De Mauro, in una intervista rilasciata nel novembre 2016 al quotidiano online Linkiesta afferma: «Quando abbiamo iniziato a dire “ministra” e “sindaca” molti hanno sobbalzato. Ma le donne ministro o sindaco non c’erano mai state. Nato il ruolo è giusto che il vocabolario si adegui. La lingua ci autorizza a usare i femminili». L’Accademia della Crusca ha sottolineato come un uso non sessista e non discriminatorio dell’italiano sia possibile senza forzature, facendo semplicemente attenzione a ciò che si dice e si scrive e utilizzando il genere grammaticale secondo le normali regole della nostra lingua. Sebbene siano ancora piuttosto forti le resistenze nella comunicazione pubblica e nei media nei confronti dell’uso dei femminili regolari in riferimento a donne che svolgono funzioni un tempo esclusivamente maschili (p. es. la chirurga, l’avvocata, la sindaca, la ministra, la giudice ecc.), che sono femminili perfettamente regolari.
Le considerazioni di De Mauro ricordano a tutti noi che la lingua non è uno strumento immutabile, bensì soggetto a modificarsi nel tempo in relazione alle trasformazioni che avvengono nella società, e capace anche di condizionare e accelerare tali mutamenti. La lingua non è neppure uno strumento neutro, essa rappresenta infatti il pensiero e il modo di agire delle persone e le parole che usiamo possono contribuire sia a diffondere e consolidare preconcetti e ingiustizie, sia a esprimere e promuovere l’affermazione di diritti, quali la parità fra uomini e donne.
Coerentemente con le indicazioni di prestigiose istituzioni sovranazionali (ONU, Unione europea, Consiglio d’Europa) e nazionali (Accademia della Crusca, Ministero dell’Istruzione, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia), il XXIX Convegno ILSA mira a sollecitare una discussione proficua sul come la parità di genere possa trovare supporto e riconoscimento adeguato anche nelle parole. Tema, questo, che investe prepotentemente tutto il mondo dell’istruzione e della formazione, come dimostrano le iniziative intraprese in questo settore dal MIUR (Linee Guida Nazionali. Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione, 2015; Linee Guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, 2018).
«Educazione all’uguaglianza di genere nell’insegnamento della lingua italiana», argomento del Convegno ILSA 2022, ha essenzialmente due obiettivi: invitare a riflettere sull’opportunità di continuare a educare la società civile al principio di uguaglianza tra i generi e presentare esempi di buone e/o cattive pratiche rintracciate nell’uso della lingua in contesti particolarmente sensibili alle scelte operate, come quelli legati all’istruzione e alla formazione. L’intento ultimo è far emergere l’importanza di stringere un patto in seno alla comunità dei parlanti affinché il principio di pari dignità dei generi sia veicolato e affermato anche tramite l’insegnamento linguistico.
Negli ultimi decenni, non sono poche le occasioni in cui si è discusso il tema dell’uguaglianza tra i generi, a diversi livelli e da diversi punti di vista. Ultimamente, poi, la questione del cosiddetto «sessismo» nella lingua italiana interessa molti studiosi e il dibattito su come (e se) ovviare a certe “cattive abitudini” o “mancanze” del codice linguistico infervora le platee, non solo relativamente all’introduzione del femminile per certi nomi di professione, ma anche a proposito di soluzioni come l’uso dello schwa o dell’asterisco.
Ma a monte della questione puramente linguistica, che sta incontrando numerosi ostacoli sulla strada verso il raggiungimento di una soluzione condivisa, riteniamo che vi sia un altrettanto irrisolto problema a livello sociale. È innegabile, infatti, che il processo di educazione della società civile al principio di uguaglianza tra i generi non possa ancora dirsi concluso. È del 28 luglio 2022 la decisione del Parlamento di respingere con voto segreto l’emendamento per introdurre nel linguaggio ufficiale del Regolamento del Senato la parità di genere!
Tuttavia, non può passare inosservata la decisione della Consulta dell’aprile 2022 di considerare possibile, poiché legittima, l’attribuzione anche del cognome della madre alla prole. L’articolo 262 del Codice Civile, però, privilegia ancora il cognome del padre, segno evidente di una consolidata abitudine a considerare la discendenza principalmente in termini di paternità. Da pochissimo tempo, quindi, una donna può veder registrato il proprio cognome accanto (o in alternativa) a quello di un uomo in caso di figli in comune. Ma a livello culturale modificare la percezione del pater familiae per allargarlo a quello di mater e pater familiae richiederà tempo e soprattutto un patto sociale.
Sul versante dei tentativi fatti al fine di raggiungere un accordo dal punto di vista dell’uso della lingua in contesti pubblici, si vuole ribadire l’importanza delle Linee Guida per l’uso del genere grammaticale nel linguaggio amministrativo del MIUR (2018), a cui hanno aderito atenei, uffici pubblici e sedi amministrative. Perché, qualche anno fa, si è ritenuto necessario predisporre uno strumento del genere e incoraggiarne l’utilizzo? Come recita il documento, «l’uso corretto del genere grammaticale e le altre indicazioni fornite dalle Linee guida su come dare conto del maschile e del femminile nei testi amministrativi del MIUR è infatti un modo molto concreto per rafforzare l’uguaglianza di genere e favorire il rispetto delle differenze nell’ambito del sistema istruzione» (Robustelli 2018: 3).
Superare le resistenze e favorire un uso corretto del genere è molto importante perché, come si ricorda nelle Linee guida, «è innanzitutto attraverso il linguaggio che noi esseri umani rappresentiamo la realtà in cui viviamo, e attraverso tale rappresentazione contribuiamo a consolidarla così com’è o, al contrario, a modificarla. In altre parole, il linguaggio è il mezzo con cui possiamo sia confermare gli stereotipi basati sul sesso, sia metterli in discussione» (Robustelli 2018: 4).
Peraltro, secondo la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia con la legge 77/2013), un cambiamento culturale basato sul superamento di pregiudizi e stereotipi e sul rispetto e riconoscimento delle differenze è il primo e fondamentale passo per prevenire la violenza di genere, principio fondante anche dell’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Programma
Firenze, 24 Settembre 2022 – Scuola di Studi Umanistici e della Formazione, Via Laura, 48 – 50121 Firenze | |||
Prima parte – Sessione mattutina |
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9:45 | Saluti della Presidente del CLA | Annick Farina, Università di Firenze | |
10:00 | Saluti del Presidente di ILSA | Massimo Maggini, Presidente ILSA | |
10:15 | Allegro ma non troppo. Un vademecum per la rappresentanza di genere fra norma linguistica e proiezione | Massimo Arcangeli, Università di Cagliari | |
10:45 | La lingua è una cosa seria. Genere, potere e democrazia | Stefania Cavagnoli, Università “Tor Vergata” di Roma | |
11:15 | Pausa | ||
11:45 | Sviluppo della metacompetenza linguistica per un insegnamento inclusivo e accessibile della L2 per il benessere delle persone e della società | Giuliana Giusti, Università “Ca’ Foscari” di Venezia | |
12:15 | Linguaggio inclusivo: riflessi(oni) sulla didattica dell’italiano L2 | Manuela Manera, Università di Torino | |
12:45 | Discussione | ||
13:15 | Pausa pranzo | ||
Seconda parte – Sessione pomeridiana |
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14:30 | Attività ILSA – Ornimi Editions, comunicazioni ai soci | Anna Baldini, Ida Tucci, Orestis Dousis, ILSA – Ornimi Editions | |
15:00 | La femminilizzazione dei nomi di professione e di cariche. Un problema recente? | Michele Cortelazzo, Università di Padova | |
15:30 | Uno sguardo sui testi scolastici della scuola primaria: tra stereotipi sessisti e nuovi immaginari di genere | Irene Biemmi, Università di Firenze | |
16:00 | Un sessismo accettato: il trattamento delle parole insultanti verso le donne nei dizionari (francese/italiano) | Annick Farina, Università di Firenze | |
16:30 | Linguaggio di genere e insegnamento della grammatica | Eleonora Fragai, Ivana Fratter, Elisabetta Jafrancesco, Università per Stranieri di Siena, Università di Firenze, Università di Padova | |
17:00 | Discussione | ||
17:30 | Chiusura dei lavori |