Lo "strabismo"
degli approcci umanistico-affettivi
Massimo Maggini
La storia dei metodi dinsegnamento
delle lingue straniere ci ha spesso fornito una fotografia sfocata dei problemi
dellapprendimento linguistico. Talvolta ci si è concentrati sulle questioni
inerenti il che cosa insegnare, altre volte si è invece messo laccento sul
come insegnare una seconda lingua. Emblematica in
questo senso è la natura di quegli approcci didattici definiti dalla letteratura
specialistica (1) come "approcci
umanistico-affettivi" che verso la fine degli anni Sessanta si sono diffusi in
Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti.
Se infatti pare auspicabile che un metodo dinsegnamento linguistico sappia
focalizzare in eguale misura i problemi connessi ai contenuti linguistici e quelli
collegati alle modalità e alle condizioni in cui avviene lapprendimento, ciò non
sembra valere in relazione agli approcci umanistico-affettivi che hanno enfatizzato le
questioni che favoriscono una buona riuscita del processo di apprendimento linguistico,
trascurando in alcuni casi i contenuti di apprendimento, in altri riproponendo strade
tradizionali che male si conciliavano con il carattere innovativo della riflessione sul
piano pedagogico e psicologico.
Il che cosa e il come insegnare presuppongono dei punti di
riferimento per quanto concerne la teoria linguistica e la teoria dellapprendimento.
Talvolta nei metodi dinsegnamento tali riferimenti sono espliciti oppure impliciti,
alcune volte sono assenti.
Nel caso degli approcci umanistico-affettivi possiamo ora cercare di mettere a
fuoco aspetti sia distintivi, sia comuni sul piano di una teoria dellapprendimento e
di sottolineare lesistenza o meno di precisi riferimenti sul piano della teoria
della lingua.
Il Community Language Learning (CLL)
è un metodo che si ispira alla psicologia umanistica di Carl Rogers e alla psicoterapia
del Counseling da questi elaborata. È un gesuita americano, docente di psicologia,
Charles A.Curran, il propugnatore del metodo. Trasferito sul piano pedagogico-linguistico
il metodo suggerisce che il rapporto ottimale da instaurare tra insegnante e allievo è
analogo a quello che si stabilisce fra counselor (il terapeuta) e il client.
Il client in sede psicoterapeutica viene così equiparato allapprendente in
età adulta alle prese con i problemi dellapprendimento di una seconda lingua.
Lattenzione è quindi concentrata
sulla sfera affettiva del discente, leliminazione o almeno lattenuazione di
ogni motivo di stress e ansia è la preoccupazione principale di questo metodo così come
di tutti gli altri approcci umanistico-affettivi. Il leitmotiv di tutti questi
metodi è costituito infatti dalla difesa della sfera psico-affettiva
dellapprendente straniero; al centro di ogni riflessione sono le condizioni in cui
avviene lapprendimento linguistico, gli ostacoli che si potrebbero frapporre nei
percorsi formativi e il ruolo svolto da chi impara una nuova lingua.
Ma che cosa propone di innovativo sul piano
della pedagogia linguistica il Community Language Learning? Si prevedono cinque
fasi durante le quali gli studenti acquisiscono maggiore autonomia e padronanza nella
lingua oggetto di studio. Durante le prime tre fasi però il discente è aiutato
dallinsegnante in quanto la conversazione fra gli apprendenti non è diretta, ma
mediata dal docente di lingua mediante la traduzione. I
discenti formulano i messaggi nella loro lingua madre che vengono tradotti nella lingua
darrivo dallinsegnante. I messaggi in forma di chunks (2) vengono ripetuti agli altri studenti. Tali messaggi vengono
registrati, ascoltati e successivamente trascritti. La trascrizione che costituisce il
"testo" su cui fare lavorare successivamente tutta la classe contiene le
parole nella L2 con accanto la traduzione delle parole equivalenti nella lingua madre.
La lingua parlata ha quindi lassoluta
priorità, il codice scritto risulta in questo modo relegato ai margini della pratica
pedagogica. Sono gli studenti a determinare i contenuti dei loro dialoghi, sono i loro
interessi a guidare la loro attività linguistica. Ma il metodo per buona parte del
processo di apprendimento del discente principiante, a cui si rivolge prevalentemente tale
approccio, adotta la procedura del code switching.
Si ritorna dunque nella pratica didattica al
periodo che ha preceduto il metodo diretto. Il quadro di riferimento è costituito
dalleducazione bilingue.
Il Total Physical Response, altro
metodo affettivo, è stato ideato negli anni Sessanta da James J. Asher, professore di
psicologia allUniversità di S.José in California. Anche in questo metodo sono
presenti le preoccupazioni inerenti il filtro affettivo dellapprendente straniero.
Per abbassare il livello di ansia e di
stress Asher teorizza un apprendimento della L2 simile a quello naturale della lingua
madre da parte del bambino. Secondo questa prospettiva di infantilizzazione del processo
di acquisizione linguistica diventano prioritarie da una parte l abilità di
comprensione orale e dallaltra la pragmatica, cioè lesecuzione di azioni
fisiche.
Infatti il fulcro del metodo è costituito
da comandi impartiti dallinsegnante mediante la forma grammaticale
dellimperativo e dalla comprensione dei discenti effettuata tramite
lesecuzione di azioni fisiche. In tale ottica la comprensione orale è basilare e
precede lespressione orale che dovrà manifestarsi solo quando il discente si
sentirà pronto. Anche questultimo aspetto è comune a buona parte degli approcci
umanistico-affettivi: non forzare lallievo a parlare, rispettare i tempi individuali
di apprendimento sono diventate sicuramente delle raccomandazioni pedagogiche molto
seguite dagli insegnanti di lingua.
Asher non esclude altre attività
linguistiche, altre tecniche didattiche da associare al suo metodo, soprattutto per i
livelli più avanzati di competenza linguistica allorché si ripropongono attività di
drammatizzazione (role-play), esercitazioni di fine-tuning mirate al
perfezionamento delle competenze fonologiche, morfologiche e sintattiche della L2.
Rimane però il tratto dominante della sua
metodologia di lavoro in classe: impartire dei comandi che devono essere eseguiti medianti
azioni corporee.
In questo modo non sono i bisogni
linguistici degli allievi a determinare i contenuti di apprendimento, ma le scelte
dellinsegnante espresse in classe medianti comandi impartiti.
Lo studente deve solo eseguire e così facendo verificare la propria comprensione
auditiva.
In questo schema di lavoro possono essere rinvenute delle tracce di pensiero
neo-comportamentista allorché si attivano meccanismi semiautomatici di stimolo e
risposta.
Asher non esclude lapprendimento di
altre strutture grammaticali come, ad esempio, gli altri tempi verbali oltre al
fondamentale imperativo, ma le inserisce in modo alquanto artificiale allinterno
della cornice prescrittiva che informa tutto il metodo. Quindi quando impartisce i comandi
linsegnante può fare in modo che il suo discorso regolativo contenga anche tutte le
strutture grammaticali della L2 che il discente deve acquisire progressivamente.
Il lessico viene suddiviso tra parole
astratte e concrete, questultime vengono mostrate con immagini e collegate alle
azioni che i discenti devono eseguire.
Le parole astratte vengono insegnate come se fossero concrete, vengono scritte in
L1 e in L2 sui i due lati di un cartoncino e inserite allinterno dei moduli
prescrittivi impartiti dallinsegnante.
Ci pare poco scientifica questa suddivisione
del lessico operata da Asher, ma soprattutto laspetto più debole del suo metodo ci
sembra essere la riduzione semantica e funzionale operata dal discorso prescrittivo
dellinsegnante. Anche le azioni eseguite dai discenti hanno un riferimento spaziale,
temporale e contenutistico assai limitato. Sicuramente il metodo, che viene propugnato per
tutti i tipi di discente, ci pare più appropriato per i bambini allinterno di una
cornice ludica, anche se permangono lo stesso le forti perplessità manifestate nelle
righe precedenti.
Anche quando il metodo contiene dei
suggerimenti e delle riflessioni interessanti, meritevoli di un loro ulteriore sviluppo,
come, ad esempio, la suddivisione operata da Asher delle unità linguistiche in
macrostrutture o chunks, tutto viene inficiato dalla riduzione dellattività
pedagogica di classe allassociazione fra comandi verbali e movimenti fisici.
Asher ritiene che la lingua darrivo
venga interiorizzata meglio a livello di chunks, piuttosto che a livello di singoli
elementi discreti di tipo grammaticale o lessicale. Attraverso le macrostrutture, porzioni
più estese di lingua, è possibile secondo lo studioso ottenere una più rapida
assimilazione della L2.
Il metodo suggestopedico elaborato dal
medico psichiatra bulgaro Georgi Lozanov è fra gli approcci umanistici quello più
originale e maggiormente ricco di possibili implicazioni positive per la personalità
dellapprendente straniero. È un metodo olistico che si rivolge agli aspetti
cognitivi e affettivi dellallievo. Utilizza la
suggestione come strumento "positivo" per indurre nel discente un atteggiamento
favorevole verso lapprendimento, per utilizzare tutte le riserve mentali nascoste
che possono essere impiegate nellacquisizione linguistica. Il metodo ha delle
importanti implicazioni sul piano neurolinguistico (3):
si rivolge ad ambedue gli emisferi cerebrali al fine di integrarne le funzioni. In
particolare rivaluta il ruolo dellemisfero destro, in genere assai trascurato dagli
approcci formali. Si rivolge ai meccanismi mentali inconsci per attivarli, non separa ma
anzi considera inscindibili i meccanismi mentali consapevoli e quelli inconsapevoli.
La suggestopedia è attenta a ricreare un
ambiente e unatmosfera positiva e rilassante per chi apprende una lingua straniera.
A questo scopo si suggeriscono particolari accorgimenti per allestire laula di
lingue: comode poltrone in luogo delle solite sedie scolastiche, disposizione a
semicerchio del gruppo classe formato da circa 8-10 unità, poster alle pareti che
richiamano la lingua e cultura del paese di cui si sta studiando la lingua. Si fa ricorso
a tecniche yoga di rilassamento e alluso di mezzi artistici per attivare
lemisfero destro (musica, canzoni, drammatizzazioni, giochi, letteratura e poesia).
Il metodo suggestopedico si raccomanda per corsi intensivi di lingua e principalmente si
rivolge a studenti principianti. È prevista lideazione e ladozione di un
testo narrativo con dialoghi e monologhi ambientati nel paese della lingua target che
verrà suddiviso in unità didattiche che poi verranno lette in classe
dallinsegnante con laccompagnamento musicale. Gli studenti avranno nel testo
anche la traduzione nella loro lingua madre e questo fa presupporre che la classe ideale
per lapplicazione del metodo suggestopedico sia la classe monolingue.
Gli studenti dal primo giorno saranno
invitati ad assumere una nuova identità scegliendo un nome e una professione nella lingua
oggetto di studio. Tutto è finalizzato ad abbassare le barriere emotive che possano
essere di ostacolo ad un apprendimento di successo. [continua]
(1)
Nella glottodidattica italiana sono Giovanni Freddi e Paolo Balboni a utilizzare per primi
questa espressione poi ripresa da altri studiosi. [torna al testo]
(2) Secondo gli studi di psicologia i chunks sono raggruppamenti di item appresi e
immagazzinati nella memoria a lungo termine come un'unità. Lo psicologo Miller sostiene
che nella memoria a breve termine non possiamo immagazzinare più di 7 chunks. In ambito
linguistico invece i chunks sono considerati unità più ampie delle singole parole. [torna al testo]
(3) Per i rapporti tra le neuroscienze e la glottodidattica cfr. M. Danesi,
Neurolinguistica e glottodidattica, Liviana Editrice, Padova 1988. [torna al testo]
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