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Bambini e giornalini
Erasmo, Nut e Company
Qualche ultraquarantenne forse
ricorderà un giornalino che circolava alla metà degli anni 60. Si chiamava Michelino
e me lo fece conoscere il mio maestro delle elementari, che aveva un nome strano, Stelio,
e "strano" era come maestro, per quei tempi, almeno a scuola nostra. Non gli
piacevano i banchi immobili e tutti in fila, e noi li spostavamo a seconda dei lavori che
erano in programma; ci faceva fare esperimenti con lelettricità e il magnetismo,
ginnastica anche se non cera la palestra, coltivare e studiare la crescita di
fagioli in batuffoli di cotone imbevuti dacqua; organizzava una volta al mese
l elezione del capoclasse a scrutinio segreto; ci portava nei musei e convocava un
babbo scultore che arrivava in classe con secchi di creta e ci metteva a modellare e
dipingere animali; una volta abbiamo imbiancato tutti insieme i muri della classe; alla
riapertura della scuola dopo lalluvione del 66 a Firenze, per prima cosa ci
disse che potevamo scrivere a dei bambini di scuole di altre città (si era procurato gli
indirizzi), e nacque una corrispondenza: loro volevano sapere e ci confortavano, noi
raccontavamo e ci sentivamo importanti.
Il giornalino Michelino non lo
usavamo in classe. Ma non perché era un "giornalino", e non rientrava fra i
libri di testo, nei programmi, e dunque vietato. No, Michelino era e doveva restare
roba nostra, affidata a noi. Se volevamo leggerlo, bene, se no pazienza. Anche se volevamo
portarlo a scuola, bene; ma, io almeno, non ce lo portavo: cera più gusto a
tenermelo per me. Lo leggevo perché mi piaceva e basta: cerano storie, cera
il sapere, tutta uniconografia che schiudeva immaginosamente i nuovi mondi. Mi
divertivo ed ero libero di imparare ad aver voglia di leggere. E poi mi appassionavano le cose
che scoprivo (era pur sempre un "giornalino didattico"). Per esempio sulla
fisiologia del corpo umano. Ricordo ancora un "viaggio nellapparato
digerente", dove ci si identificava in un pezzetto di cibo, e, con un certo
entusiasmante disgusto, si era masticati, predigeriti, digeriti, trasformati, assimilati,
restituiti irriconoscibili alla terra. Unaltra cosa che scoprivo era che esisteva
una terza comunità, oltre a quelle della mia famiglia e della mia classe, più grande e
invisibile: la comunità dei soci del Club di Michelino, gli altri lettori, bambini come
me che scoprivano la voglia di leggere e si divertivano a leggere. Michelino mi
fece poi nascere anche la voglia di scrivere: di essere autore, per dei lettori (i
ragazzini che scrivono forse sentono, in qualche modo un po misterioso, il richiamo
del "comunicare", dellavere qualcosa da dire; ma più che altro, mi pare,
il piacere di produrre una cosa loro). A nove anni, con un compagno di
classe abbiamo scritto e pubblicato tre numeri di un nostro giornalino fatto a mano,
quattro pagine spillate. Si intitolava Curiosità ed era a tiratura limitatissima:
lo distribuivamo ai bambini che frequentavano il nostro giardinetto.
Tempo fa cercavo delle cose da far leggere a
dei bambini stranieri (dai 6 ai 12 anni, tutti insieme: era stato deciso così e non
potevo discutere) che facevano un po di italiano con me, prima di cominciare
lanno scolastico. Cercavo dei materiali autentici. Vado in edicola e fra i
quotidiani di non larghissima diffusione vedo spuntare una testata dove, accanto al
disegno di un buffo tipo con nasone, cè scritto "Erasmo, il mio primo
quotidiano". La estraggo, do unocchiata al titolo più grande, "Aiutono,
piovono topi", poi agli altri titoli, "Cè un piranha nel canale",
"Difendersi dagli uragani", "Calcio: Brasile "number one"".
Compro Erasmo.
Tempo dopo su Erasmo leggo la
pubblicità di un altro giornalino, Nut e Company. La pubblicità lo descrive come
"Il primo settimanale italiano di informazione per bambini nella prima età
scolare". Torno in edicola e cerco anche Nut e Company. Scopro che da qualche
mese le pubblicazioni di Nut e Company si sono interrotte. Allora scrivo
alleditore per avere informazioni. E leditore mi informa che, dopo quattro
mesi di sperimentazione, stanno mettendo a punto il giornale per riprenderne le
pubblicazioni alla fine di questanno. Mettiamoci quindi in attesa. (Gentilmente, mi
hanno anche spedito tutti i 16 numeri sperimentali).
Nut e Company è pensato per bambine
e bambini dai 5 agli 8 anni, Erasmo per lettori e lettrici già più "in là
con gli anni" (anche delle scuole medie).
In Nut e Company ci sono giochi, storie, fiabe,
filastrocche, lettere dei giovanissimi lettori e delle giovanissime lettrici. In Erasmo,
notizie e commenti sui fatti del giorno, articoli di scienze, uno spazio per lo sport,
recensioni di film, suggerimenti per scorrazzare in Internet, miti e leggende, contributi
di chi dopo aver letto ha avuto voglia di scrivere, di buttarsi: lettere, poesie e
filastrocche, fiabe, reportage (Erasmo
è visibile anche on line).
Far conoscere Erasmo e Nut e
Company fra qualche mese, quando torna in edicola anche a chi, nelle
vostre classi, sta imparando litaliano?
Direi di sì.
A leggere anche a leggere
unaltra lingua si impara leggendo. E imparare ad aver voglia di leggere, a
prendere in mano un testo con fiducia e curiosità, dimenticando limpulso di
scappare questa è la cosa più importante per aumentare il tempo di esercizio
della lettura è più facile se uno decide cosa, quando, come e perché leggere.
Fate dunque incontrare Nut e Erasmo
alle bambine e ai bambini, alle ragazzine e ai ragazzini che stanno imparando
litaliano. Regalategliene delle copie, fate abbonare le
vostre scuole, dite loro di comprarlo loro ogni tanto. Scegliete voi i modi più
appropriati per avviarli allesplorazione autonoma di questi giornalini, a guardarli,
ad assaggiarli: limportante sarà fare un tentativo di comunicare il messaggio: non se
e quanto capisci conta, perché nessuno verrà a controllare; conta che provi
a capire. Tanto più se le cose che uno proverà a capire fanno anche entrare nei mondi
dei coetani italiani.
Poi, certo, se siete fra coloro che credono
nel valore dei materiali autentici per far crescere la capacità di capire i testi anche
in chi sta imparando a muoversi nella nuova lingua, bene, portate Erasmo e Nut
nelle vostre classi plurilingui, nei vostri laboratori di italiano. Tre modi per farlo li
trovate nella sezione Attività didattiche.
Leonardo Gandi
Email leonardogandi@libero.it
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