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1. Dopo che
l'insegnante ha parlato
Leonardo Gandi
Un tipo
di testo che i giovani allievi stranieri incontrano quotidianamente e si sforzano di
comprendere è il testo prodotto dallinsegnante, quando parla, spiega, fa domande
ecc., da solo o in collaborazione con uno o più studenti interlocutori. Spesso, per la
sua natura volatile, questo testo riecheggia una volta sola in classe, dopo di che passa
negli archivi delle memorie degli allievi sotto forma di "pacchetti" di
informazione interpretata, più o meno ampia e più o meno corrispondente alle intenzioni
e alle parole dellinsegnante. Registrare di tanto in tanto questo tipo di testi è
un modo per limitare la loro volatilizzazione immediata, e questo al fine di riutilizzarli
per successive attività didattiche.
Di questi testi (spontanei)
registrati si possono fare almeno due usi. Si può farli riascoltare più volte al gruppo
di allievi stranieri per sviluppare la capacità di comprensione. Si può usarli per fare
grammatica, con gli allievi stranieri e italiani, magari differenziando, quando
inevitabile, gli obiettivi e/o le modalità di svolgimento dellattività.
È consigliabile svolgere il secondo tipo di
attività dopo aver svolto il primo, anche in lezioni diverse. Avendo svolto
lattività di ascolto, orientata alla comprensione dei significati, gli allievi
saranno mentalmente più liberi di passare allattività grammaticale, che richiede
di concentrarsi sugli aspetti formali del testo.
Qui mi limiterò a qualche suggerimento relativo al
secondo possibile uso, quello grammaticale, di un testo orale prodotto
dallinsegnante insieme a uno o più studenti.
Fare grammatica, secondo un diffuso modo di vedere,
significa trovare dei modi per focalizzare lattenzione degli studenti sulle forme
linguistiche e sviluppare la loro capacità di comprendere in maniera esplicita il sistema
e le possibilità della lingua. Una volta che un testo è stato letto o ascoltato, e in
una qualche misura capito, si può riutilizzarlo per fare osservare/scoprire come
funzionano alcuni suoi elementi caratterizzati da regolarità (presenti pur nel relativo
"disordine" del parlato naturale). Si può cioè, come si usa dire, riflettere
sulla lingua (autentica). Osservare i fenomeni, classificarli, ragionare su differenze e
identità o affinità, avanzare ipotesi sono le abilità su cui far leva. Va da sé che
quello che più conta è, appunto, mobilitare e sviluppare queste risorse. Se
nellattività si riesce a liberare una buona dose di energia se si riesce a
far sì che le menti facciano uno dei loro mestieri, cioè ragionare
lattività è da considerarsi riuscita, e questo indipendentemente dai risultati
raggiunti in termini di "risposte giuste o sbagliate".
Il lavoro di preparazione da parte
dellinsegnante consisterà nel:
- registrare di tanto in tanto dei brani della lezione di 2-3 minuti
(spiegazioni, dialoghi con gli allievi, dialoghi fra allievi, momenti di ripasso,
interrogazioni), cosa che con un piccolo registratore da poche decine di euro si può fare
benissimo;
- selezionare poi quel brano che, oltre ad essere in sé più
interessante, si ritiene presenti dei tratti linguistici meritevoli di attenzione da parte
degli allievi;
- predisporre un foglio di lavoro, da consegnare agli allievi, che li
guidi nellanalisi da svolgere sotto la sua conduzione. Normalmente una guida del
genere contiene innanzitutto una trascrizione delle parti del brano dove si concentrano
gli elementi linguistici oggetto di ricerca e di analisi (che verranno espunti dal testo)
e quindi una o più domande che portino a sviluppare e approfondire gradualmente la
ricerca.
Un possibile svolgimento
dellattività è questo:
- gli allievi leggono la trascrizione e risolvono con laiuto
dellinsegnante eventuali problemi di significato;
- ascoltano più volte la registrazione (4-5 volte) e, durante gli
ascolti, cercano di completare il testo con le parole o espressioni mancanti. Questa fase
è svolta individualmente;
- confrontano in coppie i risultati;
- ascoltano ancora per risolvere eventuali dubbi o uniformare risposte
diverse;
- formano nuove coppie per unulteriore confronto dei risultati;
- ascoltano ancora;
- linsegnante si mette a disposizione per rispondere a richieste
di aiuto o chiarimento. (Le eventuali richieste di aiuto da parte degli allievi vengono
soddisfatte solo quando si è sicuri che hanno lavorato in maniera non superficiale e dato
fondo alle proprie risorse).
- se lattività prevede più compiti (come nel caso delle due
qui proposte come esempio), si farà leggere la nuova istruzione, sempre preoccupandosi
che sia ben compresa, e si procederà come sopra facendo svolgere il lavoro prima
individualmente e poi a coppie.
Con gruppi ristretti o composti da allievi non
sufficientemente abituati al lavoro in autonomia si può impostare tutto il lavoro
(eccetto la fase iniziale di completamente del testo) come una discussione collettiva.
Linsegnante avrà cura di coinvolgere tutti gli allievi, lanciando e rilanciando
domande e problemi, ascoltando e prendendo nota delle ipotesi e risposte. In questa
versione si può anche fare a meno di sottoporre i quesiti per iscritto:
linsegnante, sempre senza perdere di vista il percorso di riflessione prestabilito,
dovrebbe allora prendere nota dello svolgimento della discussione per trarne alla fine un
documento "pulito" che rifletta tutti i vari passaggi e risultati
dellanalisi.
Le due attività esemplificative
qui presentate muovono da stralci di scambi fra insegnante e studenti (1). La prima ha per obiettivo il riconoscimento di forme del passato prossimo e la
ricostruzione (parziale) delle regole che governano la scelta degli ausiliari. È dunque
unattività orientata in senso morfosintattico. La seconda attività intende
richiamare lattenzione sulluso di alcuni connettivi e segnali discorsivi
tipici del parlato. È unattività orientata in senso funzionale (2).
Ho poi
aggiunto due attività di ricostruzione di parti dei testi orali analizzati (le parti che
comprendono gli elementi presi in esame nelle attività precedenti). La tecnica utilizzata
è l'incastro di parole in disordine. Nella seconda attività si chiede inoltre di
trasformare i verbi all'infinito nella forma appropriata.
(1) I brani sono tratti da C. Ghezzi, R. Grassi, Interazione e
plurilinguismo in classe, in S. Dal Negro, P. Molinelli (a cura di), Comunicare
nella torre di Babele, Carocci, Roma 2002, pp.102-3. [torna al
testo]
(2) I brani completi (riportati ciascuno alla fine
dellattività, fra le soluzioni) sono dati in una forma attenta alla leggibilità,
senza quindi le originarie convenzioni di trascrizione del parlato. [torna al testo]
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