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Redazione:
Mariadonata Costantini  Elisabetta Jafrancesco  Leonardo Gandi
Massimo Maggini
Fiorenza Quercioli
Camilla Salvi
Annarita Zacchi

Webmaster: Leonardo Gandi

QUADRIMESTRALE A CURA DI

N. 7
settembre-dicembre 2003
numeri precedenti

Insegnanti Italiano Lingua Seconda Associati


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Il Portfolio europeo delle lingue: un compagno di viaggio
Maria Pia Pieri

L'unico vero viaggio di esplorazione non consiste nell'andare in posti nuovi ma nell'avere altri occhi" (M. Proust)

Dal Consiglio d'Europa al Quadro al Portfolio
Alcune parole iniziali sul contesto in cui è nato il Portfolio europeo delle lingue appaiono funzionali: Il consiglio d’Europa (CdE) è un’ organizzazione intergovernativa con sede a Strasburgo il cui scopo principale è rafforzare l’unità europea nel rispetto della dignità di tutti i popoli che ne fanno parte. Tra i suoi obiettivi: promuovere una cittadinanza europea consapevole e la reciproca comprensione tra popoli di differenti lingue e culture.

In questo contesto il CdE
1. ha elaborato il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione (spesso conosciuto come Framework o Cadre dagli addetti ai lavori), risultato ultimo dei lavori degli anni ‘95/97, ma frutto anche dei primi studi e ricerche degli anni ’70 (dal Threshold Level all’analisi dei bisogni, ai sillabi nozionali funzionali), e della pubblicazione del libro bianco del ‘95 sulla "società conoscitiva" e sull’apprendimento delle lingue europee come mezzo per lo sviluppo di una personalità più ricca e più aperta perché plurilingue e pluriculturale.
2. ha coordinato e coordina l’elaborazione e l’attivazione del Portfolio europeo delle lingue, un documento personale, un diario di apprendimento con cui si vogliono incoraggiare e portare a livello di consapevolezza gli apprendimenti linguistici e culturali, le esperienze interculturali, gli obiettivi propri di alunni, studenti, apprendenti adulti.

Sia il Quadro che il Portfolio sono frutto della concezione dell’apprendimento come un processo da costruire consapevolmente e autonomamente, per tutta la vita.

Alla base del Quadro c’è il concetto forte di comunicazione dialogica, di opportunità di scambio e di confronto tra "utenti" della scuola e scuole e paesi diversi e, soprattutto, c’è la volontà di riflettere e far riflettere sui bisogni di chi apprende una lingua. Si tratta di un lavoro complesso e articolato che, con la sua impostazione teorico-culturale, sostiene e prepara l’attivazione del Portfolio europeo delle lingue.

Il Portfolio europeo delle lingue (PEL)
Un Portfolio è una testimonianza, un documento/strumento personale che attesta la conoscenza, in continua evoluzione, delle lingue e delle relative culture oggetto di apprendimento, ma che documenta anche le esperienze interculturali di chi lo attiva, lo agisce, del titolare, cioè, del PEL. Questa la definizione ufficiale, ma c’è molto di più da osservare
(1).

Ideato dal CdE nelle sue linee guida, un Portfolio può essere realizzato con sfaccettature, attenzioni e soluzioni grafico/editoriali diverse, spesso frutto di sperimentazioni estese, ma sempre all’interno dei parametri e della filosofia del Consiglio che lo deve approvare e ne vuole garantite le due funzioni cardine: l’informativa e la formativa.

Per documentare queste funzioni il PEL si basa sui livelli di competenza linguistica o meglio sul sistema linguistico, comunicativo, socio-culturale descritto nel Quadro, adattato al contesto di lavoro e alle varie fasce di età a cui è destinato. Così alcuni tra i PEL approvati hanno spesso modificato gli indicatori, hanno aggiunto pagine per la riflessione metacognitiva, hanno insistito maggiormente sull’individuazione delle strategie utilizzate e sui processi intrapresi, e soprattutto su attività di autovalutazione, valorizzandone maggiormente la funzione formativa specialmente per la scuola di base. Funzione forse meno evidente e presente all’inizio dell’elaborazione europea, quando sembrava prevalere l’aspetto informativo, certificativo, più funzionale al concetto di mobilità tra stati membri. Il PEL vale per tutte le lingue, compresa a lingua madre del titolare, e utilizza generalmente quest’ultima per la riflessione e la sua compilazione.

La struttura di un Portfolio
Un Portfolio è composto da tre parti: il passaporto, la biografia linguistica, il dossier, e può accompagnare ragazzi e ragazze dai 9 ai 15 anni, dai 16 anni in avanti fino all’età adulta (uno dei primi PEL approvati riguarda infatti questa fascia di età), ma ne esistono anche bozze indicative del CdE che coprono la fascia di età dai 4 agli 11 anni nonché esemplari ampiamente sperimentati per la scuola elementare sia in Italia che all’estero. (Ho fatto riferimento alla prima fascia di età perché i relativi PEL sembrano essere quelli più diffusi nelle nostre scuole e hanno e il vantaggio della continuità di impostazione).

L’analisi della struttura del PEL ci permette di passare dal "cosa" al "come", e nello stesso tempo di sottolinearne tutta la valenza come compagno di un viaggio di esplorazione, con soste, osservazioni, riflessioni e acquisizione di consapevolezze.

Il passaporto
Vuole essere/è il resoconto aggiornato, ma in continua evoluzione, delle esperienze e competenze linguistiche,e culturali e interculturali più significative; documenta le qualifiche formali, i certificati, i diplomi, ma riporta anche le autovalutazioni del titolare secondo i sei parametri indicati dal Quadro, da elementare a avanzato.

Il Passaporto è la parte di sintesi, ufficialmente la prima (anche se alcuni PEL più centrati sulla funzione formativa, possono posporla); si presenta spesso sotto forma di libretto allegato; è, in sostanza, la parte più burocratica/amministrativa, facile da mostrare per evidenziare i traguardi raggiunti, importante per gli studenti più grandi, per gli adulti, laddove il Portfolio serve per mobilità tra scuole, per istruzione superiore, per lavoro.

La biografia linguistica (o profilo linguistico)
È la componente centrale, quella che documenta le tappe dei propri apprendimenti linguistici, culturali, interculturali, che narra la storia delle proprie esperienze formali e informali, dei propri viaggi nell’universo delle lingue e delle culture, e che, mentre narra questa storia, aiuta a chiarirla, a se stessi prima di tutto e poi agli altri. Grazie a questa documentazione/narrazione ognuno può:
- chiarire e chiarirsi i percorsi fatti;
- valutare i propri risultati, cioè autovalutarsi e auto-orientarsi;
- porsi il problema degli obiettivi futuri ("Ho fatto questo, vorrei fare quest’altro…");
- fare scelte e decidere azioni;
- migliorare la propria capacità di saper apprendere, cominciando a riconoscere i propri stili e strategie di apprendimento ( "come ho fatto fino a ora, cosa mi ha aiutato, come imparo meglio, posso provare qualcosa di diverso?…"), con il PEL che, da mezzo per documentare risultati, diventa strumento di metacognizione, di osservazione di processi, di mezzo per "imparare a imparare";
- e, soprattutto, riflettere su quanto di cambiamento e di ricchezza gli incontri con altre realtà e persone hanno prodotto, avviandosi così sulla strada di quelle consapevolezze interculturali tanto più necessarie oggi quando il consumismo "esotico" porta più all’accumulo meccanico di esperienze che alla riflessione e comprensione di sé e degli altri.

Il dossier: la terza parte del PEL
È la parte più vicina all’uso che spesso si fa della parola "portfolio" (un po’ inflazionata recentemente) come book o collezione personale di lavori. Ciò che usano le modelle, i fotografi, gli artisti per dimostrare le proprie capacità e competenze

È infatti un raccoglitore e una collezione personale di lavori significativi, cartacei, multimediali che illustrano/documentano le esperienze, i risultati, le competenze raggiunte e anche le preferenze del titolare del PEL. Sono scelte personali di cui però è importante indicare il perché, e il come ... Si può narrare come il "prodotto" è nato e si è realizzato: se lavoro individuale, di coppia o di gruppo; da quale esperienza proviene: se spontanea, personale o richiesta a scuola; a quale livello si pone: in progress o di stesura finale, sono comunque scelte che vanno motivate e che devono seguire criteri condivisi.

Nel PEL generalmente è allegata una scheda, un indice, che riporta le scelte fatte e le ragioni di tali scelte. Il contenitore invece dipende dal tipo di documentazione: può consistere in una cartellina, una scatola, un raccoglitore a anelli, un cd... È la parte più creativa e spesso coinvolgente per gli studenti, già utilizzata in varie esperienze in Italia e molto spesso all’estero in paesi di tradizione anglosassone.

In sintesi il PEL è strumento semplice ma alternativo a tanta didattica ancora tradizionale, valorizza gli sforzi di chi apprende, accrescendo così motivazione e autostima; è strumento di pensiero riflessivo e di partecipazione attiva e consapevole, rappresenta una via per la responsabilizzazione personale. Il saper essere e il saper apprendere possono trovare una risposta qui.

E non si può non sottolineare quanto tutto questo sia importante oggi per le classi plurilingue, con alunni che vengono da lontano, di cui spesso si sa poco e che hanno bisogno di strumenti diversi per farsi conoscere, per comunicare a sé e agli altri.

Le implicazioni per gli insegnanti e … i rischi
È stato detto che il PEL costituisce un’agenda per promuovere una discussione continua sull’apprendimento e sulla sua natura. Sembra opportuno sottolineare che è anche un’agenda per promuovere una discussione sull’insegnamento. E qui l’invito agli insegnanti a "farsi" il proprio Portfolio con attenzione speciale alle pratiche didattiche e alle metodologie scelte, attivate, modificate, ai propri stili e strategie, agli incontri e alle scoperte fatte in corso d’opera. Uno strumento come questo può essere di forte impatto sull’insegnamento, ma anche di sostegno. Forse mettere in discussione alcune certezze o meglio prassi e consuetudini, porsi la sfida di una valutazione alternativa, chiedersi se privilegiare la quantità o la qualità, chiedersi se fermarsi a riflettere sulle proprie modalità di insegnamento per gli insegnanti, di apprendimento per gli studenti, è tempo perso o acquistato, quando il tempo sembra mancare sempre…può essere utile e può rappresentare una strada per l’individualizzazione e l’autonomia di cui tanto si è parlato.

Se non altro, l’attivazione di un Portfolio (accompagnata dall’analisi del Quadro) aiuta gli insegnanti a:
- capire meglio i bisogni e gli scopi degli studenti;
- ottenere informazioni utili sui loro percorsi di apprendimento;
- negoziare obiettivi e metodologie rendendo motivante il contratto formativo;
- valutare l’efficacia del curricolo;
- valutare azioni, prodotti e processi in modo diverso, intersoggettivo;
- comunicare più facilmente e efficacemente con l’esterno.

Ma ci sono alcune condizioni necessarie.
Lavorare con un PEL vuol dire "crederci" e aver già attivato un approccio strategico-riflessivo, come parte integrante del proprio insegnamento, o volerlo fare: aver, cioè, attivato una pratica didattica basata sulla riflessione, sui perché e i come, sulle domande più che sulle risposte, vuol dire non solo condividere obiettivi e percorsi ma soprattutto coinvolgere attivamente nelle decisioni.

Vuole anche dire procedere a piccoli passi ma sistematicamente, nell’osservazione utilizzando quei mezzi che spesso sono propri della ricerca-azione: piccole note, diari brevi, schede/questionari di gradimento, e domande che non riguardano solo i risultai ma anche il "sentire" degli allievi.

Vuol dire evitare di usare il Portfolio come un eserciziario, e evitare di pensare che quando l’autovalutazione effettuata dei ragazzi corrisponde alla valutazione dell’insegnante i giochi siano fatti… Non si nasce autovalutatori, nessuno, anche questo è un processo e un percorso da compiere insieme. Il PEL può diventarne la bussola che indirizza, aiuta e in questo viaggio sviluppa motivazione e autostima (2).

Note
(1) Mi scuso fin da ora per il linguaggio spesso sessista. torna al testo
(2)
Lo stato dell'arte. I tipi di PEL italiani approvati e reperibili sono attualmente 4; il formato più comune è quello di un quaderno a anelli a cui si possono aggiungere altre pagine, per varie lingue, compresa la propria lingua 1, e per attività anche diverse purché coerenti con le funzioni del documento.
Il primo di questi è spesso considerato europeo più che italiano ed è dovuto a una scuola e a una associazione di insegnanti europei, il cui coordinatore, che fa parte del CdE, vive e lavora ormai in Italia a Trieste da parecchi anni. È il PEL destinato a studenti dai 16 anni in poi e agli adulti, che mira soprattutto a una funzione informativa e certificativa e sottolinea tutto ciò che può spingere verso il concetto di cittadinanza europea.
Sono poi stati approvati negli anni dal 2000 al 2002 tre PEL a cura di varie Direzioni scolastiche regionali: uno dalla direzione del Piemonte per la scuola elementare con un formato particolare, attraente al primo impatto, risultato efficace e efficiente alla sperimentazione attuata, ma che a alcuni insegnanti sembra porre qualche problema di utilizzo pratico Gli altri due, a cura delle Direzioni dell’ Umbria e della Lombardia e pubblicati da due
case editrici, seguono il formato standard, con alcune differenziazioni interne e con diversa impostazione grafica. Tutti e due focalizzano strategie e modalità di apprendimento: il primo è stato approvato dopo due anni di sperimentazione con 50 insegnanti umbri, (progetto poi allargato in rete fino a includere circa 250 insegnanti); il secondo è in via di sperimentazione, o meglio è stato sperimentato nell’anno scolastico 2002/3 da circa 7000 alunni. Piemonte e Lombardia stanno inoltre realizzando una sorta di scambio di Portfolio per cui le classi coinvolte sono in forte aumento. Esiste anche un PEL a livello universitario, in Calabria, ma su cui non sembrano esserci al presente molte indicazioni.
Ogni PEL approvato è corredato da guida, da indicazioni metodologiche, molto ricche di spunti operativi e da schede per l’autovalutazione correlate ai descrittori del livelli di competenza del Quadro.
Per quanto riguarda l’Europa, se i miei dati sono giusti, ci sono circa 32 prodotti in atto con circa 300.000/400.000 alunni coinvolti e 10 in via di accreditamento; il numero maggiore riguarda la scuola primaria, poi la fascia della scuola media. Chi vuole che un proprio Portfolio sia approvato, dopo averlo sperimentato, può chiederne l’approvazione al CdE che ha definito "Le regole per l’accreditamento", e che generalmente assolve a questo impegno due volte l’anno. torna al testo