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Leggibilità e comprensibilità del
manuale di storia
Elisabetta Jafrancesco1. Premessa
In questo contributo si propone un breve
studio sulla leggibilità e sulla comprensibilità del manuale di storia per la scuola
media, con lobiettivo di fornire allinsegnante alcuni strumenti utili per
analizzare il livello di difficoltà dei libri di testo adottati
e per individuare in essi quegli elementi che possono rappresentare degli ostacoli alla
comprensione e su cui è necessario intervenire per sviluppare la competenza linguistica
degli alunni - sia italiani che stranieri - e per consentire loro di accedere con sempre
più autonomia a un testo per imparare.
Parlando specificamente dei testi a
carattere divulgativo-pedagogico utilizzati nella scuola, è utile sottolineare che,
tenendo presenti gli scopi della comunicazione, cioè trasmettere conoscenze a individui
che hanno bisogno e che si aspettano di apprendere ciò che non sanno, sia gli autori dei
manuali scolastici sia gli insegnanti che li utilizzano devono fare in modo che essi
risultino chiari e semplici per i destinatari.
Perché un testo sia leggibile e
comprensibile il livello di difficoltà dellargomento trattato deve essere adeguato
ai bisogni e alle conoscenze dei destinatari. Pertanto, in relazione agli obiettivi
didattici, è necessario non solo che si ponderi la quantità dei contenuti informativi
presentati, ma anche che il testo sia facilmente decifrabile a livello di superficie,
cioè che sia breve, che ricorra a una sintassi semplice e che utilizzi termini chiari e
di uso comune. In relazione ai concetti di "leggibilità" e di
"comprensibilità", occorre specificare che si parla di "leggibilità"
quando si fa riferimento agli aspetti prettamente linguistici del testo: la sintassi, il
lessico, si parla invece di "comprensibilità" in relazione
allorganizzazione logica e concettuale del testo stesso (1).
Per misurare la leggibilità, cioè per
valutare le difficoltà da attribuire al testo di superficie e alle sue caratteristiche
sintattiche e lessicali, esistono criteri di tipo quantitativo che calcolano in
modo oggettivo la facilità o la difficoltà di un testo attraverso lapplicazione di
formule matematiche. Per la lingua italiana abbiamo, dallinizio degli anni Settanta,
la formula di Flesch-Vacca (2) e, dalla fine degli anni
Ottanta, la formula Gulpease (3). Lindice
Gulpease, a differenza della formula di Flesch-Vacca, permette di valutare la leggibilità
di un testo rispetto al livello di scolarizzazione del lettore (licenza elementare,
licenza media, diploma di scuola superiore).
Un altro strumento per valutare la
complessità lessicale di un testo è il Vocabolario di base della lingua italiana (VdB)
di De Mauro (1980). Il VdB comprende oltre 7000 parole, suddivise in Vocabolario
fondamentale (2000 parole), Vocabolario di alto uso (2750 ca.), Vocabolario di alta
disponibilità (2300 ca.). Se usiamo le parole del VdB, che sono le più comuni, le più
semplici della lingua italiana abbiamo buone probabilità, come afferma De Mauro (1980),
"di essere capiti da chi ha fatto almeno la terza media". In un testo sia
scritto che parlato, infatti, più alto è il numero delle parole che non fanno parte del
VdB e più basso è il numero di persone in grado di comprenderlo (4).
Se per valutare la leggibilità di un testo
usiamo criteri quantitativi, per valutare la sua comprensibilità utilizziamo norme di
tipo qualitativo. Infatti, come ricorda Piemontese (1996a: 107), non esiste alcuna
formula matematica che sia in grado di indicare "dove e 'se in un testo manca
uninformazione essenziale per largomento trattato' (Lumbelli 1989) o se la
disposizione delle informazioni sia quella più accettabile o più idonea a trasmettere un
preciso contenuto a un certo destinatario per raggiungere determinati scopi".
È necessario sottolineare che la
leggibilità e la comprensibilità di un testo non sono qualità assolute, ma relative e
di natura relazionale, in quanto basate sul rapporto che esiste fra i seguenti elementi
variabili: destinatari, contenuti, situazione di ricezione. Se muta uno (o più) di questi
fattori, può infatti aumentare o diminuire il livello di trasparenza del testo. Tuttavia,
pur non potendo definire in assoluto che un testo sia di facile o di difficile lettura, è
possibile concordare con quanto afferma Piemontese, cioè che in generale un testo può
essere definito di facile lettura "quando non frappone tra sé e il destinatario ostacoli
inutili" (1996a: 128).
Il bisogno del mondo della scuola non solo
di disporre di testi di tipo formativo - come i manuali scolastici -, chiari, precisi e
adeguati ai destinatari cui essi sono rivolti, in relazione ai contenuti da trasmettere e
agli obiettivi da raggiungere, ma anche di trovare modalità nuove di utilizzo dei libri
di testo durante le lezioni, rende le formule di leggibilità e le tecniche di redazione
di testi di facile lettura indispensabili per chi si pone lobiettivo di farsi capire
dal maggior numero di persone e di facilitare laccesso alle materie di studio (5).
2. Lanalisi quantitativa del
testo di storia
Lanalisi sulla leggibilità e sulla
comprensibilità è stata condotta sul primo paragrafo del secondo capitolo del manuale di
storia per la scuola media, Fare storia 2 (Brancati 1996: 16-23) (6), intitolato: "Il feudalesimo fra ordine e disordine".
Tuttavia, prima di passare a un esame puntuale del primo paragrafo del testo, è
necessario fare alcune considerazioni sulle caratteristiche del capitolo in cui esso è
inserito, tenendo presente che tali considerazioni possono essere in parte estese
allintero volume.
A un primo esame delle caratteristiche
generali del secondo capitolo del manuale, risulta chiaro lintento dellautore
di evitare una eccessiva difficoltà del testo. Tale intento si rispecchia nella scansione
frequente delle informazioni, data dalla articolazione del capitolo in numerosi paragrafi,
8 per lesattezza - che hanno una lunghezza media di 26,2 righe ciascuno - a loro
volta costituiti da un numero medio di 3,3 paragrafi ognuno, ma che non trova riscontro
nella lunghezza e complessità sintattica dei periodi e nelluso consistente di
lessemi che non appartengono al VdB. La leggibilità del capitolo, calcolata con la
formula di Flesch-Vacca su tre campioni di 110, 126 e 120 parole, collocati
allinizio, a metà e alla fine del capitolo, risulta essere di 7,2, molto inferiore
a 40, valore sotto il quale il testo comincia a essere poco comprensibile.
Ma passiamo ora allanalisi sulla
leggibilità del primo paragrafo del secondo capitolo del manuale, che riportiamo qui di
seguito.
1. IL
FEUDALESIMO FRA ORDINE E DISORDINE Lopera di Carlo Magno fu tutta tesa a creare un ordine nuovo
nellOccidente disgregato dei popoli: a tal fine egli aveva legato a sé con chiari e
pattuiti vincoli di dipendenza i suoi conti e i suoi marchesi.
Dopo la sua morte lordine
politico da lui instaurato non durò però a lungo: troppo deboli e rissosi infatti furono
i suoi discendenti e successori e troppo difficili i tempi in cui vissero. Sì manifestò
così tra X e XI secolo un processo di profondo sfaldamento dellorganismo carolingio
portato avanti fino al limite del disordine politico e della disgregazione e suddivisione
del territorio fra i vari signori locali. Con tutto ciò la situazione creata da Carlo
Magno non andò del tutto perduta. Infatti un fragile ordine continuò a reggere, malgrado
lo stato di grave disordine in atto, dando origine a una particolare forma di civiltà,
detta feudalesimo: una civiltà, della quale ordine e disordine sono per lappunto le
due facce. |
Il paragrafo, escludendo il
titolo, è costituito da due parti - la prima più breve di 4 righe e la seconda più
lunga di 11 - e da 5 periodi, per un totale di 163 parole. La leggibilità, calcolata con
la formula Gulpease del programma di videoscrittura Microsoft
Word (7),
ha lindice 50, con la formula di Flesch-Vacca, invece, ha lindice 34,6.
Dallanalisi della leggibilità risulta pertanto che il testo preso in esame è di
lettura abbastanza difficile per il 77,5 % ca. degli italiani, coloro cioè che, stando ai
dati ISTAT del 1991 (De Mauro 1995), hanno la licenza media, la licenza elementare o
nessun titolo di studio o si dichiarano analfabeti, mentre è di difficoltà accettabile
per il 22,4 % della popolazione, per quanti cioè sono in possesso del diploma di scuola
superiore o del diploma di laurea (8). Si tratta
pertanto di un testo che, per la complessità del lessico adottato e della sua struttura
sintattica, risulta essere non sufficientemente chiaro per i destinatari cui è rivolto.
Per quanto riguarda il lessico, riportiamo i dati relativi allanalisi
automatica del testo a partire dal VdB di De Mauro (1980), effettuata con il software
Éulogos di Mastiodoro.
1. IL FEUDALESIMO FRA
ORDINE E
DISORDINELopera
di Carlo Magno fu tutta tesa a
creare un ordine nuovo nellOccidente disgregato dei popoli: a tal fine egli aveva legato a sé con chiari e pattuiti
vincoli di dipendenza i suoi conti e i suoi marchesi.
Dopo la sua morte lordine politico da lui instaurato non durò però a lungo: troppo deboli e
rissosi infatti furono i suoi discendenti e successori e troppo
difficili i tempi in cui vissero. Sì manifestò così tra X e XI secolo un processo di profondo sfaldamento dellorganismo carolingio
portato avanti fino al limite del disordine politico e della disgregazione e suddivisione del territorio fra i vari
signori locali. Con tutto ciò la situazione creata da Carlo Magno non andò del tutto perduta. Infatti in fragile ordine continuò a reggere, malgrado lo stato di grave disordine in atto, dando origine a
una particolare forma di
civiltà, detta feudalesimo: una civiltà, della quale ordine e disordine sono per lappunto le due facce. |
Su un totale di 169 parole,
includendo anche il titolo, il 71,60 %, cioè 121 parole, in colore verde, appartengono al
Vocabolario fondamentale; il 6,51 %, 11 parole, in colore blu, fanno parte del Vocabolario
di alto uso; l11,24 %, 19 parole, in colore rosso, rientrano nel Vocabolario di alta
disponibilità, infine l11,24 %, 18 parole, in colore grigio, non appartengono al
VdB. In colore nero sono invece le parti non analizzate: punteggiatura, numeri, ecc.
Non appartengono al VdB - oppure, sebbene ne
facciano parte, sono uniti a un aggettivo che ne modifica il significato - i seguenti
lessemi: "feudalesimo", "Carlo", "Magno",
"pattuiti", "vincoli", "instaurato", "rissosi",
"successori", "X", "XI", "sfaldamento",
"(organismo) carolingio", "disgregazione", "suddivisione".
Di queste forme soltanto la parola "feudalesimo" viene spiegata in un paragrafo
successivo del libro. Ipotizzando un intervento da parte dellinsegnante sul manuale, teso alla facilitazione del testo, le parole
difficili potrebbero essere spiegate contestualmente o sostituite con dei termini
sinonimici più semplici.
Seguendo i criteri che suggeriscono di
limitare luso di parole non appartenenti al VdB e di evitare sia le parole rare sia
quelle cadute in disuso, consigliando di preferire le parole di uso comune, si propone di
apportare al testo le seguenti modifiche: "Lopera di Carlo Magno fu tutta tesa
a creare
" > "lopera di Carlo Magno puntò a creare", "a
tal fine" > "con questo scopo", "a lungo" > "per molto
tempo", "dellorganismo carolingio" >
"dellorganizzazione dellimpero di Carlo Magno", "non andò del
tutto perduta" > "non sparì completamente", "malgrado lo stato di
grave disordine in atto" > "anche se governava il disordine".
3. Lanalisi qualitativa del testo di
storia
3. 1. Le caratteristiche sintattiche del
testo
Il testo preso in esame è composto
complessivamente da 16 frasi: 9 principali e 7 subordinate. Di queste ultime, cinque sono
implicite, una è esplicita e una nominale. È possibile pertanto osservare che
landamento sintattico del testo risulta essere moderatamente complesso. Su cinque
periodi, uno è costituito da solo due principali, due dalla principale più la
subordinata, uno da tre principali e due subordinate, uno da due principali e tre
subordinate. Prevale luso delle frasi principali sulle subordinate - queste ultime,
rispetto al totale delle frasi, rappresentano il 43,7 % - e il livello massimo di
subordinazione è del secondo grado.
Tuttavia, nonostante la tendenza a
privilegiare luso delle principali, il testo è di difficile lettura e tale
difficoltà è legata alla presenza di un alto numero di subordinate implicite (cinque su
sette), che se da un lato conferisce maggiore snellezza e sinteticità, dallaltro
rende più difficile la decodificazione del testo in quanto richiede al destinatario di
comprendere la struttura profonda che è alla base di ogni subordinata implicita.
Premesso che la lingua dello studio - cioè
quella tipica dei testi di tipo divulgativo-pedagogico, caratteristica dei libri di testo
per la scuola media - può essere avvicinata alla lingua del testo specialistico - cioè a
quella varietà della lingua che dipende da un determinato ambito professionale o di
ricerca, utilizzata da un numero ristretto di parlanti -, il ricorrere nel paragrafo preso
in analisi di determinati fenomeni morfosintattici propri
del discorso scientifico rappresenta un ostacolo alla comprensione dei contenuti
informativi presenti nel testo, in quanto viene richiesto agli alunni cui il manuale è
rivolto di possedere specifiche competenze linguistiche che ancora non sono state
sviluppate.
Un primo fenomeno che si riscontra riguarda
la sostituzione di una frase relativa con un aggettivo nella frase: "
fu tutta
tesa a creare un ordine nuovo nellOccidente disgregato dei popoli", un
secondo riguarda la semplificazione di una frase relativa passiva attraverso
lomissione dellausiliare e del complemento dagente ("
un
processo di profondo sfaldamento dellorganismo carolingio portato avanti
fino
"; "
a una particolare forma di civiltà detta
feudalesimo") o del solo ausiliare: "
lordine politico da lui
instaurato"; "
la situazione creata da Carlo Magno". Tali
processi, come è stato precedentemente osservato, rendono più snelli e compatti i
periodi, ma complicano la comprensione del testo.
Un altro fenomeno che contribuisce a dare al
testo una maggiore compattezza e una semplificazione sintattica più apparente che reale
riguarda la tendenza a privilegiare uno stile nominale ("lopera di Carlo
Magno fu tesa a creare un ordine nuovo
", "dopo la sua morte",
"troppo deboli e rissosi infatti furono i suoi discendenti e successori",
"si manifestò così [
] un processo di profondo sfaldamento
dellorganismo carolingio", "portato avanti fino al limite del
disordine politico e della disgregazione e suddivisione del territorio fra i vari
signori locali". Il frequente ricorso a queste forme determina da un lato la perdita
di importanza del verbo, dallaltro laumento della densità lessicale del
testo, tutto ciò allontana il discorso divulgativo-pedagogico dalla lingua comune e lo
rende difficile, talvolta impenetrabile.
Un altro elemento che contribuisce a rendere
difficile la decodificazione del testo riguarda lampio uso della forma passiva con
lintento di spersonalizzare il discorso e di mettere in evidenza i risultati e gli
effetti di una azione e non chi o che cosa lha determinata. In alcuni casi infatti
il complemento dagente, dato che non esiste un agente specifico, non viene espresso:
"portato avanti fino al limite del disordine
", "detta
feudalesimo", mentre in altri sì: "lordine politico da lui instaurato",
"la situazione creata da Carlo Magno".
3.2. Aspetti della testualità
Venendo a parlare della progressione
dellinformazione e del fenomeno della ripresa allinterno di un nuovo nucleo
informativo di un elemento del discorso già presentato attraverso un pronome, una
definizione, ecc., il problema che si pone riguarda la comprensibilità delle relazioni
anaforiche. Tale problema dipende sia dalla vicinanza allelemento a cui si
riferiscono, sia dalla loro trasparenza morfologica e semantica.
Per esempio, nella frase "dopo la sua
morte lordine politico da lui instaurato non durò però a lungo", la
difficoltà deriva dalla distanza del referente "Carlo Magno" dal possessivo e
dal pronome complemento, come anche nella frase che segue: "troppo deboli e rissosi
infatti furono i suoi discendenti e successori". Per non generare dubbi, si
ritiene opportuna la ripresa dellantecedente mediante la ripetizione, almeno nella
prima parte del periodo che, fra le altre cose rappresenta lincipit del
secondo paragrafo.
Nellespressione "a tal fine egli
aveva legato a sé con chiari e pattuiti vincoli di dipendenza i suoi conti e i suoi
marchesi", da un lato vi è come nellesempio precedente la lontananza del
referente "Carlo Magno" dal pronome soggetto e, soprattutto, dai possessivi,
dallaltro, nellespressione "a tal fine", si utilizza un nome
di "ampia generalità semantica" (Zambelli 1994: 23), per riprendere
sinteticamente intere parti di testo. Un caso analogo di ripresa anaforica che richiede di
riconoscere lantecedente in quanto affermato nelle righe precedenti del testo, si
ritrova nella frase "Con tutto ciò la situazione creata da Carlo Magno non
andò del tutto perduta". La trasparenza di questi ultimi referenti anaforici è
legata alla capacità di comprendere le connessioni con i loro antecedenti.
Quanto ai connettivi presenti nel testo, è
possibile osservare che si tratta soprattutto di forme di uso comune ("però",
"e", "così", "infatti", "dopo", ecc.) che, in
quanto tali, non dovrebbero creare difficoltà di comprensione. Tuttavia è necessario
riflettere sul fatto che questi elementi connettivi non solo servono a rendere il testo
più coeso, ma hanno anche una funzione pragmatica importante, quella cioè di indicare il
valore della frase che li segue o in cui si trovano. Per esempio, dopo forme del tipo
"cioè", "infatti", "vale a dire", ecc. ci si aspetta una
frase che spieghi quanto detto in precedenza, mentre dopo forme del tipo
"quindi", "perciò", "così", ecc. ci si aspetta una frase
che sia la conclusione logica delle considerazioni fatte fino a quel momento o che indichi
le conseguenze di fatti narrati, di cui sono le cause.
Per quanto concerne lindividuazione
dellorganizzazione del testo da un punto di vista logico-concettuale e delle
intenzioni comunicative dellautore, elementi questi che stanno alla base della
comprensione (9),
a livello generale si osserva che, trattandosi di un testo a carattere espositivo,
lautore presenta informativamente dati e opinioni senza assumere, se non molto
velatamente, una posizione critica nei contronti dellargomento trattato. Come
rientra negli schemi testuali della tipologia espositiva, la disposizione
dellinformazione è caratterizzata dalla gradualità dei passaggi da una unità
informativa a unaltra attraverso legami basati sulla vicinanza semantica (Lavinio
1990).
Come mostrato nella tabella 1, il paragrafo
in esame è scomponibile in enunciati abbastanza brevi, ciascuno dei quali realizza un
atto linguistico che però non è sempre facilmente riconoscibile. Nel testo di
superficie, infatti, mancano (o sono poco marcati) quegli elementi linguistici che ne
specificano la natura. Infine, oltre alla difficoltà di determinare con precisione il
genere dellatto linguistico, vi sono anche i problemi legati a una certa
soggettività nelluso della terminologia utilizzata per definirli (Gotti 1991).
Tuttavia, tralasciando per un attimo le
difficoltà, è necessario sottolineare limportanza di far riflettere gli allievi
sulle caratteristiche linguistiche e testuali dei vari testi utilizzati in classe, proprio
perché, come dimostrato da numerosi studi sulla comprensione, la capacità di
penetrazione di un testo è facilitata in relazione al possesso, da parte del lettore,
dello schema della tipologia testuale a cui esso appartiene.
Lopera di
Carlo Magno fu tutta tesa a creare un ordine nuovo nellOccidente disgregato dei
popoli: |
ASSERZIONE 1 |
a tal fine egli
aveva legato a sé con chiari e pattuiti vincoli di dipendenza i suoi conti e i suoi
marchesi. |
ASSERZIONE 2
(cfr. asserzione 1) |
Dopo la sua morte
lordine politico da lui instaurato non durò però a lungo: |
ASSERZIONE 3 |
troppo deboli e
rissosi infatti furono i suoi discendenti e successori e troppo difficili i tempi in cui
vissero. |
ESPOSIZIONE
DELLE CAUSE
(cfr. asserzione 3) |
Sì manifestò così
tra X e XI secolo un processo di profondo sfaldamento dellorganismo carolingio |
ASSERZIONE 4 |
portato avanti fino
al limite del disordine politico e della disgregazione e suddivisione del territorio fra i
vari signori locali. |
DESCRIZIONE
DELLESTENSIONE DEL FENOMENO
(cfr. asserzione 4) |
Con tutto ciò la
situazione creata da Carlo Magno non andò del tutto perduta. |
ASSERZIONE 5 |
Infatti un fragile
ordine continuò a reggere, |
ASSERZIONE 6
(cfr. asserzione 5) |
malgrado lo stato di grave disordine in atto, |
DESCRIZIONE DELLE CIRCOSTANZE |
dando origine a una
particolare forma di civiltà, detta feudalesimo: |
DESCRIZIONE DELLE
CONSEGUENZE |
una civiltà, della
quale ordine e disordine sono per lappunto le due facce. |
DESCRIZIONE DELLE
CARATTERISTICHE DEL FENOMENO E SINTESI |
Tabella 1. Analisi degli atti linguistici.
4. Conclusioni
Lanalisi del testo preso in esame
potrebbe essere approfondita ampliandola, per esempio, alla individuazione degli ostacoli
che derivano dalla presenza nel testo di concetti e riferimenti culturali che richiedono a
chi legge di fare ricorso a conoscenze precedenti, che gli allievi, specie se provenienti
da aree lontane del mondo, potrebbero non avere. Nel caso specifico del feudalesimo, per
esempio, si tratta di una tipica organizzazione sociale e amministrativa del mondo
medioevale germanico e cristiano, che risulta però totalmente estranea ad altri
continenti e ad altre civiltà. Oppure potrebbe essere estesa alle scelte fatte in ambito
grafico e tipografico, o ai riquadri che integrano il testo schematizzandone il contenuto
o introducendo dati nuovi. Per quanto riguarda questultimo aspetto, infatti, in
alcuni casi, come nellesempio riportato nella tabella 2, i riquadri in questione
hanno un livello di complessità linguistica superiore alle altre parti del testo (10).
I RAPPORTI FEUDALI |
IL SOVRANO
(o
Grande Feudatario) |
CONCEDE
con il feudo giustizia e protezione al vassallo |
RICEVE
obbedienza, consigli, denaro, soldati dal vassallo |
INVESTITURA |
VASSALLAGGIO |
IL VASSALLO
(o il valvassore)
(o il valvassino) |
OTTIENE |
DEVE |
- di possedere il
territorio
- di
riscuotere i tributi
- di fare giustizia
- di avere milizie proprie
|
- giuramento
di fedeltà
- omaggio di tributi
|
Tabella
2. Brancati 1996: 16.
Concludendo, se si considera che il manuale
scolastico è uno degli strumenti più importanti per trasmettere e acquisire determinate
conoscenze e che gli alunni dei primi anni della scuola media - sia italiani che stranieri
- non padroneggiano le strutture linguistiche per poter accedere ai testi delle materie di
studio e devono ancora sviluppare le strutture di pensiero ad esse collegate, riguardanti
la capacità di fare astrazioni, generalizzare, ipotizzare, ecc., è importante
sottolineare che linsegnante deve essere consapevole delle difficoltà di
decodificazione che certi materiali pongono. Egli deve inoltre deve essere in grado di
modificare la propria azione didattica nella direzione della facilitazione dei testi e
della verifica della loro comprensione da parte degli allievi. In questo contributo ci
siamo limitati ad affrontare alcune questioni relative al primo aspetto del problema.
Note
(1) Piemontese
(1996a) definisce "ostacoli superficiali" gli aspetti del primo tipo, quelli
cioè legati alle caratteristiche formali del testo, e "ostacoli profondi" gli
aspetti del secondo tipo, quelli che riguardano la sua progettazione e strutturazione. torna al testo
(2) Per la formula di Flesch, cfr. Piemontese 1996a. Cfr. anche, nel primo numero del
presente Bollettino, Jafrancesco 2002.
(3) La formula Gulpease è la seguente: Gulpease = 89 - (Lp : 10) + (3 x Fr), dove Lp
= (totale lettere del campione x 100) : totale parole del campione; Fr = (totale
frasi del campione x 100) : totale parole del campione. In base alle ricerche di quanti
hanno elaborato lindice Gulpease (cfr. Lucisano, Piemontese 1988; Piemontese 1996a),
un testo risulta di facile lettura se lindice di leggibilità è pari o superiore a
80, per un lettore con la licenza elementare; 60, per un lettore con la licenza media; 40,
per un lettore con diploma di scuola superiore.
(4) "Se usiamo le parole del vocabolario fondamentale, possiamo sperare di essere
capiti dal 90% della popolazione italiana, cioè da quelle persone che hanno almeno la
licenza elementare o titoli superiori, specie se le frasi non superano le 20 parole
ciascuna" (De Mauro 1980). torna al testo
(5) Per la scrittura di testi di facile lettura, si vedano i criteri
adottati per la scrittura dei testi di "Due parole. Mensile di facile lettura",
utili anche per la riscrittura (Piemontese 1996a, Piemontese 1996b). Per esempi di
scrittura controllata, cfr. Pallotti 2000. Cfr. anche Jafrancesco 2002. torna al testo
(6) Il libro di testo è costituito da ventisei capitoli, ripartiti in otto unità
didattiche. Alla fine di ciascun capitolo vi è una parte dedicata a un aspetto specifico
dellargomento trattato nelle pagine precedenti, nel caso specifico una lettura sul
"Castello e castellani nel Medioevo", segue un settore dedicato alle fonti e uno
agli storici, in cui si propongono delle brevi letture. Ogni capitolo si conclude con una
parte in cui vi sono alcune attività di comprensione del testo. Si tratta mediamente di
circa dieci-dodici attività che si riferiscono o ai contenuti di un singolo capitolo o a
quelli dellintera unità didattica. Le tecniche utilizzate sono le seguenti: domande
aperte, vero/falso, griglie, scelte multiple, cloze, ecc. Infine, il libro di testo
presenta numerose immagini, fotografie, grafici, carte geografiche, con la funzione di
chiarire le informazioni contenute nel testo e di introdurre dati nuovi. La parte iconica
del testo è accompagnata da didascalie di non facile lettura sia per il corpo
tipografico, molto piccolo, sia per la lunghezza e la complessità linguistica.
(7) Per le statistiche di leggibilità, se si utilizza Microsoft Word,
è necessario seguire il seguente percorso: STRUMENTI > OPZIONI > ORTOGRAFIA E
GRAMMATICA. In questultima finestra si attiva lopzione MOSTRA LE STATISTICHE
DI LEGGIBILITÀ, dopodiché, alla fine di ogni controllo ortografico e grammaticale del
testo selezionato (STRUMENTI > CONTROLLO ORTOGRAFIA E GRAMMATICA), si aprirà una una
finestra con le statistiche richieste. È possibile inoltre utilizzare il software AutoGulp
di Èulogos (cfr. in Piemontese 1996a il secondo dischetto allegato).torna al testo
(8) Per una tabella di lettura dei valori ottenuti mediante lapplicazione della
formula Gulpease, cfr. nel presente contributo la nota 3, per la formula di Flesch-Vacca,
cfr. Piemontese 1996a. Cfr. anche, nel primo numero del presente Bollettino, Jafrancesco
2002.
(9) A questo proposito Piemontese (1996a: 109) sostiene che la
comprensione richiede una rete di conoscenze enciclopediche e linguistiche intrecciate fra
loro e afferma che gli "psicolinguisti indicano tre componenti cognitive della
comprensione cognitiva: la prima consiste nella possibilità di estrarre dal testo
conoscenze e collegarle in una rete corretta; la seconda consiste nel saper implementare
le conoscenze attraverso una serie di collegamenti tra di loro, anche attraverso
inferenze; la terza, infine, consiste nella individuazione degli scopi che hanno
guidato la organizzazione delle informazioni da parte di chi ha prodotto il testo". torna al testo
(10) Il riquadro della tabella 2, per esempio, presenta un numero molto alto di lessemi
appartenenti al lessico storico che non fanno parte del Vdb, il 24,2 % del totale, e che
vengono spiegati in altre parti del testo, mentre è molto basso il numero di parole del
Vocabolario fondamentale, il 52,6 %. torna al testo
Riferimenti
bibliografici
Brancati, A. 1996. Fare storia 2.
Firenze. La Nuova Italia.
Colombo, A., Romani, W. 1996. "È la lingua che ci fa uguali". Lo
svantaggio linguistico: problemi di definizione e di intervento. Firenze. La Nuova
Italia.
De Mauro, T. 1980. Guida alluso delle parole. Roma. Editori Riuniti.
De Mauro, T. 1995. Idee per il governo. La scuola. Roma-Bari. Laterza.
Gotti, M. 1991. I linguaggi specialistici. Firenze, La Nuova Italia.
Lucisano, P., Piemontese, M. E. 1988. Gulpease: una formula per la predizione
delle difficoltà dei testi in lingua italiana. "Scuola e città", XXXIX, 3,
31 marzo: 110-124.
Jafrancesco, E. 2002. Labilità di
lettura: leggibilità di un testo e proposte di facilitazione, "Didattica
& Classe Plurilingue", 1, aprile-maggio 2002.
Lavinio, C. 1990. Teoria e didattica dei testi. Firenze. La Nuova Italia.
Lumbelli, L. 1989. Fenomenologia dello scrivere chiaro. Roma. Editori
Riuniti.
Pallotti, G. 2000. Favorire la comprensione dei testi scritti. In Balboni
2000: 159-171.
Piemontese, M. E. 1996a. Capire e farsi capire. Tecniche di una scrittura
controllata. Napoli. Tecnodid.
Piemontese, M. E. 1996b. "Due parole": un approccio allo svantaggio
linguistico in termini di semplificazione di strutture. In Colombo, Romani 1996:
231-248.
Zambelli, M. L. (a cura di) 1994. La rete e i nodi. Firenze. La Nuova
Italia.
Email ejafran@libero.it
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