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Discussione: Saymir, Luca e l'insegnante (1)
Silvia Asti [vai a interventi di F. Quercioli e L.
Gandi]
Prima lettera
Vorrei rispondere all'articolo di Fiorenza Quercioli riguardo l'episodio di rissa avvenuta
in una terza media fra un ragazzo albanese ed uno italiano.
Sono un'insegnante di Italiano a cittadini
stranieri e madre di un ragazzo di 11 anni e di uno di 6. Poiché per il mio lavoro vengo
a contatto con persone di tutto il mondo, ho sempre abituato i miei i figli a conoscere e
a rispettare culture e abitudini diverse dalla nostra, cercando anche di incoraggiare
incontri e contatti al fine di stimolare la loro apertura mentale.
Ritengo, però, che come è sbagliato avere
pregiudizi e chiusure verso altre culture solo perché diverse dalla nostra, altrettanto
lo sia sentirsi moralmente obbligati ad accettare come usanze culturali (e come tali
passibili della nostra comprensione) abitudini più o meno codificate in altri paesi ma
assolutamente inaccettabili nel nostro. La violenza va comunque severamente punita e il
ricorso alle forze dell'ordine è stato secondo me opportuno, soprattutto non avendo nei
genitori del ragazzo degli interlocutori attendibili. Chi viene nel nostro paese deve
sapere che ci sono delle leggi che vanno rispettate e questo ancora di più nella scuola,
dove i nostri ragazzi hanno bisogno di esempi e di chiarezza, oltre che di tutela. Allora
senza dubbio lavoriamo su di loro affinché accettino e rispettino persone diverse, ma
insegnamogli che certe cose sono comunque inammissibili e che portando un pugno di ferro
in classe non ce la si può cavare con una lavata di testa del Preside. Anche se non si è
italiani.
Seconda lettera
A mio parere è possibile e utile avviare un discorso
di intermediazione culturale con i ragazzi stranieri e le loro famiglie se le famiglie
stesse sono disponibili ad accettare un dialogo e di conseguenza hanno la volontà di
seguire le nostre regole civili e sociali. Già con questa volontà si è, a mio avviso,
compiuta metà della strada. Per questo mi permetto di dubitare che una famiglia come
quella di Saymir, che si è completamente disinteressata al fatto che il ragazzo non
frequenti più la scuola , avrebbe partecipato a tale incontro. Inoltre, secondo me, non
c'è bisogno di un interprete per far capire ad una famiglia realmente intenzionata ad
integrarsi che non bisogna portare strumenti di offesa a scuola. Per quanto diversa sia la
loro cultura non posso pensare che non si rendano conto di questo .... Lo stesso discorso
vale per la situazione nella classe di Saymir: è sicuramente primo dovere di un
insegnante controllare l'integrazione di uno studente straniero e quindo impedire che gli
altri lo isolino e lo prendano in giro. Ma se ciò non avviene è anche importante capirne
le motivazioni: il ragazzo è isolato solo perché diverso o perché ha dei comportamenti
socialmente inaccettabili? Personalmente ho assistito all'inserimento nella scuola
dell'obbligo di un bambino albanese e di una bambina etiope, in entrambi i casi con alle
spalle famiglie appena arrivate ma desiderose di integrarsi: gli unici problemi sono stati
di tipo didattico, sufficientemente superati nel giro di un anno. Veniamo ora alla domanda
se la situazione sarebbe stata la stessa nel caso di un italiano. A mio parere il discorso
si riconduce come sempre alla famiglia. Probabilmente un ragazzo che arriva a portare un
pugno di ferro a scuola ha una famiglia latitante e quindi un incontro avrebbe potuto
rivelarsi inutile, ma se gli insegnanti avessero ritenuto il contrario, avrebbero
senz'altro dovuto provare a convocare i genitori prima e, in caso di sufficienti
assicurazioni, al posto delle forze dell'ordine.(non senza, però, dare al ragazzo una
punizione "esemplare", affinchè tutti capissero che il comportamento era
assolutamente inaccettabile). Questo vale anche per Saymir. Per concludere questa lunga
e-mail che hai avuto la pazienza di leggere: secondo me il primo passo verso
l'integrazione deve essere fatto dagli immigrati, sta poi a noi (e mi sembra un dovere
morale) accettarlo e incoraggiarlo, sempre non dimenticando la tutela dei nostri figli.
Aspetto altri pareri in proposito.
Nota
(1) La discussione è relativa al testo di F. Quercioli L'incontro-scontro fra Saymir e Luca: tutti
perdenti, nessun vincitore pubblicato nel n. 5. torna al testo
Email scuola_lingue_mi3@libero.it
[vai a interventi di F. Quercioli e L.
Gandi]
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